DAILY IL NUMERO

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I civili morti in tre giorni di guerra

Dall’inizio dell’attacco turco contro i Curdi in Siria del 9 ottobre sono già sessanta i civili morti, e gli sfollati quasi centomila. Numeri destinati a moltiplicarsi nei prossimi giorni, se l’aggressione turca non verrà fermata.

La ONG italiana Un Ponte Per, attiva nella zona dal 2015, scrive che «sono state colpite le principali città al confine, tra cui Kobane, simbolo della resistenza curda contro Daesh. La Turchia ha bombardato anche la località di Ein aissa, a 50 km dal confine turco, quindi fuori dalla safety zone (32 km) dichiarata da Erdogan. La popolazione si trova nuovamente sotto attacco e in fuga, dopo aver già abbandonato le proprie case almeno una volta in questi 8 anni di conflitto».

Ieri mattina l’aviazione turca ha bombardato il presidio sanitario d’emergenza della Mezzaluna Rossa Curda (KRC) della città di Serekanyie/Ras Al Ain, sono rimasti feriti due medici e le ambulanze sono state danneggiate. Un Ponte Per ci ricorda che «colpire le strutture mediche, il personale medico-sanitario, gli operatori umanitari è una gravissima violazione del Diritto Umanitario e delle Convenzioni di Ginevra».

Informazioni puntuali e aggiornate sono fornite da DINAMOpress grazie al contatto diretto con gli operatori presenti nella zona teatro di guerra.

Secondo la Rete Italiana per il Disarmo negli ultimi quattro anni l’Italia ha autorizzato forniture militari alla Turchia per 890 milioni di euro, armi che ora il governo turco utilizza contro i curdi, nonostante abbiano fermato l’ISIS. Ah già, non erano però a combattere al fianco dell’esercito statunitense nello sbarco in Normandia, nel 1943: dev’essere per questo.

 

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