LA DATA

7 agosto 1960

La Costa d’Avorio è un esempio da manuale degli effetti del colonialismo in Africa. Nonostante l’indipendenza dalla Francia, ottenuta il 7 agosto 1960, l’economia ivoriana è rimasta sotto il controllo francese prima di tutto grazie a uno dei padri della sua decolonizzazione, Félix Houphouët-Boigny.

Houphouët-Boigny, che nel 1944 fondò il primo sindacato agricolo dei coltivatori di cacao contro lo strapotere dei proprietari di piantagioni francesi, dopo solo un anno venne eletto al Parlamento di Parigi, e cominciò ad apprezzare il potere e il denaro della sua nuova posizione, tanto da diventare così indulgente nei confronti dei francesi da lasciar perdere le rivendicazioni più radicali. La Francia lo ricompensò, facendolo diventare il primo africano ministro in un governo europeo e aiutandolo a mantenere il potere come presidente della Costa d’Avorio fino alla sua morte, nel 1993.

Ma quando ci erano arrivati i francesi, in Costa d’Avorio? Verso il 1840 avevano convinto i capi locali a dare ai mercanti francesi il monopolio dei commerci lungo la costa, poi avevano costruito basi navali per tenere lontani gli altri mercanti e infine si diedero alla lunga conquista dell’interno del paese, conclusa nel 1890.

Il colonialismo francese prevedeva la schiavitù, che abolì solo nel 1945 grazie al movimento sindacale capeggiato da Félix Houphouët-Boigny; fra il 1900 e il 1911 la schiavitù francese decimò gli abitanti della Costa d’Avorio, che passarono da 1,5 milioni a 160.000. Un terzo delle piantagioni di cacao, caffè e banane erano nelle mani di cittadini francesi e il lavoro forzato era la spina dorsale dell’economia.

Al momento dell’indipendenza, il Paese era il più prospero dell’Africa Occidentale Francese, da qui proveniva infatti oltre il 40% delle esportazioni totali della regione. Quando Houphouët-Boigny divenne il primo Presidente della Costa d’Avorio, la produzione di caffè, grazie all’impiego di lavoratori migranti, aumentò così tanto da rendere il paese il terzo produttore di caffé del mondo, dopo Brasile e Colombia. Anche per il cacao avvenne lo stesso: nel 1979 la Costa d’Avorio era il maggiore produttore mondiale, e poco dopo divenne anche il maggior esportatore africano di ananas e olio di palma. Si è parlato di miracolo Ivoriano, ma si tratta di una crescita pianificata dai tecnici francesi: non a caso, se nel resto dell’Africa gli europei venivano espulsi dopo l’indipendenza, in Costa d’Avorio invece la comunità francese era cresciuta da 10.000 a 50.000 unità, la maggior parte dei quali insegnanti e consiglieri.

Dal lavoro forzato all’economia eterodiretta il passo è stato breve, dunque. I motivi – a parte il caffé, il cacao e le altre produzioni agricole – si chiamano anche diamanti, manganese, nichel, bauxite, oro. La Francia, ancora nel 2004, controllava il 75% dell’economia ivoriana: il commercio del cacao, l’erogazione della corrente elettrica e dell’acqua, tutta la telefonia, tutte le infrastrutture – dalle ferrovie all’aeroporto, incluso il porto di Abidjan, il secondo per importanza del continente africano – e due terzi delle grandi concessioni agricole.

All’inizio degli anni ’80 il crollo del prezzo del cacao sui mercati internazionali fa franare l’economia del paese, e l’unica soluzione della classe politica è prosciugare le risorse dello stato, pur di mantenere lo status di vita raggiunto. In questo modo il debito estero triplica, e iniziano le proteste della popolazione alle quali nel 1990 Boigny risponde con la concessione di alcune libertà politiche, permettendo la nascita di altri partiti. Nel 1993 Félix Houphouët-Boigny muore e si apre la corsa alla successione, che sarà complessa e inframmezzata da una sanguinosa guerra civile, alimentata ad arte dalle potenze occidentali interessate al controllo delle materie prime ivoriane.

 

 

 

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