DAILY IL NUMERO

7
I prigionieri della Bastiglia nel 1789

Nel 1789, la Bastiglia a Parigi era pressoché inutilizzata come prigione e in programma di essere demolita. L'assalto del popolo, il 14 luglio, fu al simbolo del potere e dell'oppressione che l'imponente fortezza rappresentava
Jean-Pierre Houël, “Prise de la Bastille”, 1789

Il 14 luglio 1789, erano solo sette i prigionieri rinchiusi nel carcere della Bastiglia, a Parigi: quattro falsari, due malati mentali e un nobile. Ma la presa della fortezza, luogo simbolo ed ex prigione eretta dal re Carlo V nella seconda metà del 1300, segnò l’inizio della Rivoluzione francese e della svolta epocale che avrebbe traghettato non solo la Francia, ma l’intera Europa nell’età contemporanea.

Divenuta prigione di stato ai tempi di Richelieu, infatti, per la sua imponenza e la triste fama era il simbolo dell’oppressione assolutista e di ogni possibile prevaricazione sui più elementari diritti umani (concetto peraltro sconosciuto prima della Rivoluzione Francese). Le condizioni dei prigionieri erano spaventose: i più marcivano in vere e proprie tombe sotterranee, umide e malsane; altri venivano rinchiusi nelle torri della fortezza, dove orivano di freddo in inverno e di caldo in estate. Tutto ciò che avveniva nella fortezza era tenuto segreto, i  nuovi prigionieri arrivavano in una carrozza ermeticamente chiusa e le sentinelle dovevano girarsi con la faccia verso il muro per non vedere. Non era permesso parlare con i prigionieri, che ignoravano spesso anche il motivo del loro arresto.

Nel 1784, Luigi XVI aveva deciso di demolire la fortezza, sempre meno utilizzata e inutilmente costosa, ma l’intervento era stato rimandato per anni. Finché, ironia della sorte, era stato fissato appena un mese prima dell’assalto il 14 luglio 1789.