IL NUMERO

8

A 8 secondi è ridotto il tempo medio in cui riusciamo a stare concentrati su qualcosa. Meno di un pesce rosso, che arriva a 9 secondi.

I primi a lanciare l’allarme, circa tre anni fa, sono stati gli scienziati di Microsoft, che hanno rilevato il calo della capacità di concentrazione, indagando gli effetti della tecnologia sulla vita di tutti i giorni. La notizia è stata, quindi, ripresa dal quotidiano britannico “The Independent” nell’articolo Our attention span is now less than that of a goldfish, Microsoft study finds, pubblicato il 13 maggio 2015.

In sintesi, se nel 2000 riuscivamo a prestare attenzione a una determinata cosa per 12 secondi, in pochi anni ne abbiamo persi 4, perdendo contestualmente la capacità di riflettere nel modo e nel tempo giusto, con il rischio di prendere decisioni superficiali e di produrre poche idee.

La colpa, manco a dirlo, è dei cosiddetti Mid, ovvero Mobile Internet Devices, cui dobbiamo sicuramente la nostra capacità di essere multitasking, pagandola con la progressiva riduzione della soglia dell’attenzione.

Secondo uno studio del “National Centre for Biotechnology Information and the National Library of Medicine”, negli Stati Uniti, il 79% delle persone utilizza i Mid mentre guarda la televisione e il 52% controlla il telefono cellulare ogni 30 minuti. Di conseguenza, il cervello è bombardato da informazioni, interruzioni dovute a messaggi, telefonate, mail: uno ogni 12 minuti che distrae l’attenzione, per recuperare la quale e tornare concentrarti occorrono 23 minuti. Nel frattempo è arrivato almeno un altro messaggio. Il flusso continuo di “notizie”, inoltre, impedisce alla memoria di funzionare correttamente e ne riduce la capacità, aggiungendo danno al danno.

È ovvio che tornare indietro è impossibile, visto che i Mid creano dipendenza, sono il collegamento con il mondo nel tempo libero, al lavoro, nella vita sociale. Sarebbe almeno opportuno educare i bambini, insegnare loro a non giocare con lo smartphone mentre guardano la tv, ma i primi a smettere di farlo dovrebbero essere i genitori.

Tuttavia, se in 17 anni la situazione è arrivata a questo punto e i bambini di allora sono nel frattempo cresciuti, peggiorando le loro abitudini, c’è da fare solo una cosa: rassegnarsi a scendere al secondo posto, dopo i pesci rossi.

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