IL NUMERO

8

Con quei due zeri allacciati nel logo, che un po’ sembrano il simbolo dell’infinito e un po’ un abbraccio, la rivista “Doppiozero” ha appena varcato il traguardo delle 8 primavere. 8 anni di sperimentazione, di coraggio e di avventura, come ha ricordato Stefano Chiodi, uno dei suoi fondatori, assieme a Marco Belpoliti e a un manipolo di autori, critici, studiosi ed intellettuali di pregio, giovani e meno giovani. Oltre 900 collaboratori, per l’esperimento pilota di un nuovo modo di fare cultura online, in forma no profit:  “Doppiozero” è ormai una comunità, anzi un ecosistema; assieme progetto editoriale e sito web, rivista digitale, casa editrice di e-book, archivio (affascinante) di libri e autori introvabili, magazzino d’idee. Coraggio e avventura, appunto, per una fucina d’intelligenze, che non produce contenuti sulla base della loro vendibilità, ma piuttosto del loro potenziale critico.

Cuore pulsante del sistema è – dalle origini – il sito internet www.doppiozero.com: un luogo virtuale, e gratuito, dove incontrare tutto ciò che ruota intorno al contemporaneo. Vi si costruiscono proposte editoriali su singoli autori; si progettano opere collettive; si possono cercare testi non più in circolazione. Soprattutto, si offre ai lettori la possibilità d’indagare l’attualità, attraverso dossier e rubriche curate da scrittori, intellettuali, poeti e artisti. Ciò che sembra interessare a “Doppiozero” è porre il rinnovamento culturale al centro delle questioni, come valore capace di sospingere il cambiamento in una direzione democratica; perché si recuperi il rispetto per il lavoro e per chi lo svolge, ad esempio. Farlo in una forma chiara, corretta, la miglior forma possibile per traghettare i contenuti a quante più persone possibili.

A partire dal nome: quando l’iniziativa ha preso forma, erano realmente gli anni zero del Duemila. Ma non è tutto: il senso è stato quello di stabilire un legame tra la realtà temporale e una specificità qualitativa, basata sull’idea del “raffinare”. Doppio zero (00) è la farina più sottile, o l’abrasivo per le superfici più preziose. Allo stesso modo, “Doppiozero” offre iniziative esclusive e raffinate: oltre alla rivista (con edizioni in italiano e in inglese) e alla casa editrice digitale di saggistica e narrativa, si è occupata di percorsi editoriali e curatoriali per istituzioni come l’Unesco, la Biennale di Venezia, il Museo del 900, il Festivaletteratura di Mantova, La Stampa, Il Sole 24 Ore, Electa, per citarne solo alcune. Ha, inoltre, posto in essere progetti speciali che collegano i nuovi media all’arte e alla letteratura, come la riscrittura delle Fiabe Italiane di Italo Calvino su Twitter (unico progetto italiano selezionato al Festivaletteratura di Twitter a New York). Senza contare la collaborazione con rassegne, case editrici e associazioni culturali, e persino la formazione per aziende: «Perché – sostengono a doppiozero – non si perda la memoria mentre si transita verso il futuro».

L’ecosistema “Doppiozero” è garantito da ottimi custodi: dai direttori editoriali Marco Belpoliti (saggista e docente di Sociologia della Letteratura all’Università di Bergamo) e Stefano Chiodi (responsabile della direzione doppiozero international, critico d’arte e professore di Storia dell’arte contemporanea all’Università di Roma3), a Claudio Bartocci – docente di Fisica matematica –, lo storico e giornalista Giorgio Boatti, il critico letterario Andrea Cortellessa, il semiologo Gianfranco Marrone; la lista è molto più lunga ed articolata. Provocazioni, spunti, analisi: dall’attenzione portata all’e-book, che ha costituito la scommessa dei primi anni Duemila, al riconoscimento del cartaceo come oggetto culturale difficilmente sostituibile. Dato che l’intelligenza critica possiede una profonda valenza dinamica, “Doppiozero” – lanciata nel 2015 una campagna di crowdfunding per rinnovare i propri strumenti di comunicazione ed entrare in contatto diretto con i propri utenti – non ha avuto difficoltà a riconoscere che «noi che veniamo dal digitale, che produciamo e-book, abbiamo scoperto con piacere che l’amore per la carta è ancora presente in molti di voi». In quell’occasione, è stato stampato un Almanacco cartaceo della rivista, con una selezione di articoli di “Doppiozero” dalla sua nascita nel 2011. Splendido il titolo della campagna, più che mai attuale (e assolutamente necessario): Abbi cultura di te. Forse la miglior sintesi delle intenzioni, l’auspicio più azzeccato, l’augurio più caro. Perché gli otto anni di “Doppiozero” sono stati una stagione di resilienza, di democrazia, di critica costruttiva. Nonostante tutto, evviva.