LA DATA

8 agosto 2001

L’8 agosto è la giornata del sacrificio del lavoro italiano nel mondo. Già solo la parola sacrificio fa tremare le vene e i polsi. Wikipedia ci informa che «Il sacrificio (dal latino sacrificium, sacer + facere, rendere sacro) è quel gesto rituale con cui dei beni (oggetti, cibo, animali o anche esseri umani), vengono tolti dalla condizione profana e consegnati al sacro, venendo per questo dedicati in favore di una o più entità sovrumane, come atto propiziatorio o di adorazione. Il termine sacrificio ha tuttavia perso, nel lessico comune, quest’accezione religiosa per intendere in generale uno sforzo, la rinuncia a qualcosa in vista di un fine.»

La giornata commemorativa nasce nel 2001 e la data è quella della tragedia di Marcinelle, in Belgio, dove l’8 agosto 1956 morirono 262 minatori, fra i quali c’erano 136 italiani. Riferendosi a questa celebrazione il Sottosegretario agli esteri Merlo ha detto ieri una frase significativa: «anche oggi gli italiani emigrano, e sono tanti, giovani istruiti e perfino sicuri talenti, stanchi della mancanza di opportunità adeguate alle loro ambizioni». «Opportunità adeguate alle loro ambizioni»: incredibile avere così scarsa conoscenza dei motivi veri del partire, simili a tutte le latitudini. Perché il problema qui c’entra poco con l’ambizione, piuttosto invece con l’autonomia, con il mettere assieme il pranzo con la cena, con l’essere pagati in modo degno – soprattutto essere pagati, e non mal pagati, sottopagati o non pagati affatto.

Il problema è che qui, in questo paese che celebra con apposita ricorrenza annuale il sacrificio dei lavoratori italiani nel mondo, il lavoro è calpestato ogni giorno in tutti i modi. In primis fregandosene della competenza, poi ritenendo un valore il denaro anziché il lavoro, delocalizzando, infine umiliandone il senso con contratti, orari e pratiche non degne di una repubblica che si professa fondata sul lavoro, e rendendolo pericoloso: ad oggi i morti sul lavoro del 2018 sono 440, una vera e propria ecatombe.

Nei vari paesi del mondo ci sono circa 4 milioni di italiani, come risulta dai registri AIRE, e gli oriundi italiani sono più di 60 milioni. Tutta gente che non ha trovato nel proprio paese opportunità adeguate alle proprie ambizioni, a quanto pare.