DAILY LA DATA

8 settembre 1943
La scelta di Aligi Barducci

La storia del comandante Aligi Barducci, che l'8 settembre scelse di andare a combattere contro i nazifascisti

L’ 8 settembre del 1943, data storica dell’armistizio che trasformò i nazisti da alleati a nemici, provocò sbadamento e sconcerto nei soldati di tutta Italia, dato che la guerra, come disse il generale Badoglio, capo del governo dopo l’arresto di Mussolini, sarebbe continuata. Abbandonati dagli ufficiali, i soldati italiani avevano due possibilità: continuare a combattere nelle file della Repubblica di Salò, oppure rifiutarsi e venire condotti nei campi di internamento tedeschi come prigionieri di guerra, come fecero in almeno 650 mila. Altri, invece, si liberarono della divisa e si diedero alla macchia, spesso partecipando alla lotta di liberazione nazionale nelle brigate partigiane.

Così fece Aligi Barducci, nato il 10 maggio 1913 a Firenze, figlio di un operaio e una sigaraia; come i giovani dell’epoca, Aligi aveva creduto fortemente all’identificazione della patria con il regime. Chiamato per il servizio militare nel 1932, fu richiamato in occasione della guerra contro l’Etiopia e inviato in Somalia, ritornò a casa nel 1937.  Per motivi economici aveva dovuto interrompere gli studi, decise perciò di continuarli per corrispondenza, diplomandosi come ragioniere e iscrivendosi alla facoltà di economia e commercio dell’Università di Firenze. Ma nel 1939 fu di nuovo richiamato alle armi, stavolta alla Scuola allievi ufficiali, per la quale fu inviato a Pola col grado di sottotenente, al corso speciale degli “Arditi incursori di Marina”. Lì ebbe il comando della 121esima pattuglia della Compagnia Nuotatori che, poiché si distingueva tra le altre, venne chiamata la “Potente Pattuglia”.

Nel 1942 fu mandato in Sicilia, a contrastare l’invasione anglo-americana; l’andamento della guerra, il colpo di stato del 25 luglio 1943, lo sfacelo militare dopo l’armistizio gli aprirono gli occhi sulla realtà politica italiana. L’8 settembre Barducci era a Roma, provò subito a radunare commilitoni per combattere contro i tedeschi là dove si trovava. I suoi sforzi però non trovarono alcuna collaborazione, così tornò a Firenze, dove si rifiutò di aderire alla famigerata brigata fascista X Mas. Entrò invece in contatto con l’organizzazione clandestina comunista, inizialmente guardato con un certo sospetto, dato che non era mai stato antifascista.

Alla lotta cittadina dei Gruppi di azione patriottica (GAP) Aligi preferì la battaglia partigiana in campo aperto, e del resto combattere sapeva: così nel febbraio del 1944 raggiunse un gruppo di circa 25 uomini sul monte Morello, che era quanto rimaneva della formazione del comandante Lanciotto Ballerini, caduto in combattimento il 3 gennaio 1944. In virtù della sua capacità militare, prese il comando della Brigata “Lanciotto”, con il nome di Potente. Il gruppo si spostò dal monte Morello al monte Giovi, organizzandosi in una brigata di 200 uomini che Barducci contribuì a formare militarmente alla perfezione. A maggio 1944 la brigata “Lanciotto” si spostò ad ovest di Firenze, sul Pratomagno, dove dal 19 giugno al 29 luglio a Gastra, Pian di Sco, Cetica, Croce del Cardeto sostenne e vinse una serie di battaglie contro i reparti tedeschi della divisione “Hermann Goering”, che attuavano brutali rappresaglie sulla popolazione civile.

Ai primi di luglio il Comitato toscano di Liberazione Nazionale, per meglio ostacolare e attaccare la nuova linea tedesca di difesa (linea gotica), decise di procedere al raggruppamento delle formazioni della regione. Le formazioni garibaldine comuniste costituirono così la divisione “Arno”, forte di circa 1.200 uomini, con Barducci come comandante militare e Danilo Dolfi come commissario politico.

Il Comitato di Liberazione aveva anche deciso che Firenze insorgesse prima dell’arrivo degli anglo-americani, perché si trovasse la città liberata dalla Resistenza e amministrata dal CTLN. Il piano doveva articolarsi con la radunata delle forze partigiane sulla riva sinistra dell’Arno, la conquista dei ponti e l’attraversamento del fiume, l’attacco di forze cittadine insorte nel centro di Firenze alle truppe tedesche in fase di ripiegamento, la cacciata di queste ultime dalla periferia della città sulla riva destra, verso nord.

Ma il comando tedesco il 3 agosto proclamò lo “stato d’emergenza” e fece saltare le case sui due lungarni all’altezza di Ponte Vecchio e tutti gli altri ponti sull’Arno. La lotta divenne così più lunga del previsto: cominciò il 4 con l’arrivo delle forze partigiane sulla riva del fiume, proseguì con l’insurrezione cittadina e terminò con gli ultimi scontri il 2 settembre.

Le tre brigate Rosselli del Partito d’azione e la divisione garibaldina Arno avevano iniziato il concentramento. Barducci coordinava il blocco delle principali vie di comunicazione e l’ingresso in Firenze. La divisione Arno, dopo aver sostenuto vari combattimenti con i tedeschi, entrò in contatto con l’VIII armata, che diede rinforzi a Barducci assegnandogli una compagnia canadese sotto i suoi ordini; intanto, in attesa dell’insurrezione cittadina, provvedeva a ripulire dai franchi tiratori i quartieri della riva sinistra.

La sera dell’8 agosto, mentre usciva dalla sede del comando in piazza S. Spirito con il suo stato maggiore e alcuni ufficiali alleati di collegamento, Barducci fu ferito a morte da un colpo di mortaio.

Quando l’insurrezione iniziò, l’11 agosto, furono i suoi compagni i primi a entrare in città.