DAILY IL NUMERO

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La % di azioni umane dovute alla paura

Ho letto da qualche parte che l’80% delle azioni umane è un riflesso della paura. Ci si sposa per paura di restare soli; non si adottano misure severe, ma giuste, per paura di perdere consensi; si accettano rapporti conflittuali nel timore di mettere allo scoperto i nostri sentimenti e quindi anche le nostre debolezze. Così è nell’educazione dei figli, nel condurre qualsivoglia impresa, nella gestione della cosa pubblica e nei comportamenti dei cittadini.
Di converso, solo il 20% delle azioni viene compiuto per il piacere di fare cose belle, al massimo delle nostre capacità.
La paura impedisce che sorgano oneste alleanze e fertili aggregazioni, nel timore che il livello dell’altro possa, nel confronto, apparire più alto del nostro o più visibile; paura di adottare misure severe, ma necessarie, nel timore di perdere consensi. Allora giù fendenti per colpire il lato debole o, come dicono gli orientali: se gli tagliamo la testa, certo la nostra altezza è garantita.
Il ragionamento che sta alla base di ogni fertile alleanza o anche semplicemente di una relazione, è diametralmente opposto. L’altro, il diverso, al di là del rispetto che comunque gli è dovuto, può solo arricchirci con il suo vissuto, con la sua esperienza, può potenziare le nostre capacità e aiutarci a crescere. Non è facile. La paura rende le pareti della nostra mente dure e non permeabili. Solo col tempo e una convinzione ferma e serena, possiamo aprirci spazi, forse anche un solo spiraglio per fare penetrare giorno per giorno il pensiero, ricco di sfumature diverse dalle nostre, dell’altro.
Vagliare quel pensiero è accoglierne quella parte che può essere condivisa, mescolata, sì che possa diventare lembo di terra comune su cui costruire opere mature. Che messaggio forte da dare a chi verrà dopo di noi. Solo nell’unione c’è una vera crescita e un’alleanza ragionata. Non è facile perché viviamo in una società distratta, frettolosa, sempre più aggressiva che offende la parte migliore di ognuno di noi, quella incline alla mitezza, alla tolleranza, al riconoscimento dell’altro.
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