IL NUMERO

885

È il numero di barche che può ospitare “il” Marina di Punta Ala, porto turistico dell’omonima località balneare della Maremma toscana – comune di Castglion della Pescaia –, suddiviso in tre bacini, con 13 pontili e 1.200 metri di banchina. 885 barche, diversissime tra loro, perché ogni porto è un mondo, e come nel mondo vi puoi trovare di tutto: il 50 piedi a vela di ultimissima generazione dello stilista di grido, il grande yacht d’epoca battente bandiera inglese col marinaio in divisa intento da mattina a sera a lustrare i pontili in teak e gli ottoni, il charter da battaglia da noleggiare a settimane a improvvisati (e spesso inconsapevoli) gruppi di “velisti per caso”, il piccolo gozzo di legno da cui parte ogni mattina la famigliola con borsa frigo e ombrelloni, le leggere derive di quarta mano orgoglio di ragazzi “malati di vento” che vi hanno investito i risparmi di un inverno, i lussuosi yacht bianchi della gente che conta, o che vorrebbe contare, e le vele, le tante vele che sono il vanto di questa marina.

Sì perché Punta Ala, splendida località di mare così chiamata perché dall’aereo quel lembo di terra appariva proprio come l’ala di un gabbiano, è sì un posto elitario e un po’ snob, ma deve al vento e alla passione per la vela molta della sua fortuna, che poi forse fortuna non è stata perché, nella sua splendida baia, prima che nel 1970 alcuni vedessero l’opportunità di edificare il porto e di ricavarne guadagni da capogiro, si ricordano ancora oggi i pescatori che al largo nelle nasse trovavano ogni mattina aragoste e la natura, ancora, nonostante tutto maestosa, fosse incontaminata e bellissima.

A Punta Ala i venti prevalenti – Scirocco, Ponente e Maestrale – che consentono quasi sempre di veleggiare e la posizione geografica, con davanti le piccole isole della “Troia” (con la costruzione del porto ribattezzata con il più nobile “Sparviero”) con i suoi “Porcellini” – la leggenda narra che una scrofa di cinghiale inseguita dai cacciatori fuggì in mare seguita dai suoi piccoli –, e poi Cerboli e poco più in là l’Elba, a 20 miglia, quasi a portata di mano per chi conta solo sul vento come inesaurita “spinta propulsiva”, e poco oltre le altre piccole isole dell’arcipelago toscano, Giglio, Giannutri, per arrivare a sud, alle pontine o a nord Capraia, tappa per le più grandi, Corsica e Sardegna, è il paradiso degli amanti del mare.

Non a caso Luna Rossa, la prestigiosa imbarcazione protagonista della America’s Cup del 1999-2000 e del 2002-2003 allestì in questo porto la sua base per gli allenamenti e ogni anno i mari antistanti il porto, d’estate e d’inverno, divengono degli ambìti campi di regata. In porto si parla sempre di mare, di vento, di onde, di meteo, di barche che si rompono sempre, che vanno accudite, pulite, aggiustate. In nessuna altra parte come in un porto, anche turistico e “fighetto” come questo, trovi sempre gente indaffarata, anche in vacanza, che parla, che discute, che si consiglia, che si aiuta, che si saluta.

Sì, in porto ci si saluta sempre, come forse da nessun’altra parte. Il porto, anche per questo, è un mondo a parte. Fatto di 885  barche, qui.

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