LA DATA

9 aprile 1926

Il 9 aprile 1926, a Chicago, nasceva Hugh Hefner, l’uomo che avrebbe fatto sognare milioni di maschi, adolescenti e non, in tutto il mondo, sconvolgendo l’America puritana con le sue “conigliette” e dando vita a un impero. Quello del mensile “Playboy”, fondato nel 1953, con il quale ridefinì la cultura sessuale della seconda metà del Novecento ben oltre i confini degli Stati Uniti.

Hefner è morto lo scorso 27 settembre, nella sua casa di Los Angeles, all’età di 91 anni, dopo una vita vissuta tra alti e bassi, tra chi lo riteneva un genio e chi lo considerava al pari di un magnaccia, ma sempre al massimo e in compagnia delle donne più belle del mondo: le Playmate che aveva inventato per combattere a modo suo la cultura americana perbenista e benpensante, o forse solo per far soldi, ma che, alla fine, hanno fatto la storia del costume.

Rivendicava con orgoglio questo ruolo e aveva costruito intorno a sé l’aura del personaggio, che era essa stessa ragione del suo successo. Negli anni in cui la sua rivista faceva maggior scalpore e vendeva milioni di copie in tutto il mondo, erano celebri le feste in cui Hefner si presentava vestito di un pigiama di seta, con la sua inseparabile pipa.

Fu lui a pubblicare, proprio nel primo numero, le uniche foto di nudo di Marilyn Monroe, che si era aggiudicato per soli 600 dollari. Senza versare, si dice, a Norma Jean nemmeno una royalty della cifra esorbitante che ricavò dalla vendita delle copie. La ancora semisconosciuta diva era la centerfold, la ragazza del paginone centrale e certamente quegli scatti sono stati determinanti per il suo futuro da star.

“Playboy”, non era solo conigliette e bellezza femminile. Hefner aveva voluto che il suo mensile patinato fosse una fonte di informazione e conoscenza. Così accanto alle foto senza veli delle più belle star del momento, c’erano articoli di costume, moda, politica, sport, con interviste ai personaggi illustri, celebre quella a Fidel Castro, nonché contributi letterari di autori famosi, tra cui Arthur C. Clarke e Stephen King, con una linea editoriale decisamente liberal.

Così accanto alle foto di Anita Ekberg, Charlize Theron, Madonna, Carol Alt e Jayne Mansfield, Tania Cagnotto e solo per citare alcune delle star della moda, del cinema, della televisione, della musica e dello sport che sono state immortalate in copertina o come centerfold, Playboy ha proposto al pubblico interviste agli uomini più potenti e rappresentativi del mondo: da Cassius Clay e Robert De Niro, da Jimmy Carter a John Lennon, da Malcom X a Gabriel Garcìa Màrquez, passando per Yasser Arafat, Jean-Paul Sartre, Martin Luther King e Bertrand Russel.

È stata anche la prima rivista con una edizione per non vedenti, con Ray Charles come testimonial. Può sembrare un controsenso per una pubblicazione che puntava sulla bellezza e sulle immagini, ma andava d’accordo con la scelta di proporre contenuti più impegnati.

Anche dopo la sua morte l’America non ha fatto pace con il personaggio controverso che è stato Hefner, divisa tra chi lo riteneva geniale e innovativo e chi un uomo di affari senza scrupoli, che aveva scoperto il lato debole della società a stelle e strisce e lo aveva sfruttato a suo vantaggio. E senza ritegno, «rendendo la vendita di carne femminile rispettabile e alla moda», ha scritto su “The Guardian” la giornalista Susanne Moore, che certamente non lo ha mai amato.

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