IL NUMERO

9

Sono 9 le parti del corpo che non vengono usate più dall’uomo e che sono ormai solo una traccia del passato.

La prima: l’appendice, di cui ci si accorge soltanto quando crea problemi. È un sottile tubulo, lungo dai 5 ai 9 cm, che parte dall’intestino cieco ed è posizionato nel quadrante inferiore destro dell’addome. È parte del sistema immunitario e svolge un’importante funzione protettiva durante il primo anno di vita, per poi diventare un “organo bersaglio” di infezioni. Potrebbe essere un retaggio dei tempi in cui la dieta degli uomini era ricca di foglie e recenti teorie suggeriscono che funga da riserva di batteri “buoni” per l’intestino.

La seconda: i denti del giudizio, così chiamati perché compaiono tra il 17° e il 25° anno di età dell’uomo, quando l’individuo raggiunge la maturità. Un tempo, quando l’uomo consumava più spesso cibi non cotti o difficili da masticare e la mandibola era più grossa, questi denti dovevano risultare più utili. Oggi sono semplici – e spesso dolorosi – retaggi del passato.

La terza: il coccige, l’ultima parte della colonna vertebrale, formata da 4 o 6 segmenti ossei fusi insieme, è quel che resta dell’antica coda dei nostri antenati.

La quarta: l’organo vomeronasale, detto anche organo del Jacobson, posto in una cavità dietro alle narici o nella parte superiore del palato. Serve per captare i feromoni (sostanze chimiche che indicano la disponibilità all’accoppiamento) emessi dai potenziali partner. Anfibi, rettili e mammiferi lo usano a questo scopo, ma nell’uomo sembra essere non funzionante, perché non collegato al cervello.

La quinta: i capezzoli maschili, che ci sono perché l’embrione li sviluppa nell’utero materno ancora prima che venga determinato il sesso, stabilito grazie a segnali ormonali soltanto attorno al terzo mese di gravidanza.

La sesta: il tubercolo di Darwin, una piccola sporgenza all’estremità superiore dell’orecchio, presente in circa un quarto della popolazione, così chiamata perché descritta dallo scienziato inglese in L’origine dell’uomo. È un residuo di un’articolazione che serviva per orientare e muovere le orecchie.

La settima: la plica semilunare, all’angolo dell’occhio, accanto al dotto lacrimale, è il residuo di una terza palpebra, detta membrana nittitante, che rettili, uccelli e squali utilizzano per difendere l’occhio dalle aggressioni esterne. Negli esseri umani, svolge ruoli secondari, come contribuire al deflusso delle lacrime e a mantenere i corpi esterni fuori dall’occhio.

L’ottava: i muscoli erettori del pelo, responsabili della pelle d’oca, che un tempo serviva per alzare la temperatura corporea e creare uno strato termico, isolante a difesa dell’epidermide. Oggi questo sistema non è più molto efficace come doveva esserlo un tempo, quando l’uomo era coperto da uno spesso strato di pelliccia. Ora si sperimenta la pelle d’oca anche in condizioni di piacere, guadando un panorama mozzafiato, una scena di un film particolarmente grandiosa, ascoltando una musica emozionante o con una piacevole carezza del partner.

La nona e ultima: i peli, di cui non c’è più realmente bisogno, perché per proteggersi dal freddo bastano maglioni e riscaldamento.

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