DAILY LA PAROLA

Acciaio

L’acciaio è una materia fondamentale per molte produzioni, dall’auto agli elettrodomestici, alle costruzioni, ai cantieri navali. Eppure oggi i principiali produttori europei sono in crisi, a crescere restano solo le produzioni extraeuropee di Cina o India

Per i toscani la parola è sinonimo di Piombino, definita un tempo anche la città-fabbrica; per i pugliesi indubbiamente è Taranto, per gli umbri Terni, per i liguri Cornigliano o per i campani Bagnoli. Acciaio, una lega di ferro e carbonio che ha segnato e continua a segnare, nel bene e nel male, la storia di tante città e dei loro abitanti. L’acciaio è un ferro particolarmente duro. Indica robustezza, resistenza e tenacia. Essere d’acciaio, vuol dire essere molto resistenti, così come avere nervi d’acciaio o volontà d’acciaio.

A Taranto, nel quartiere Tamburi, è sorto all’inizio degli anni ’60 il più grande serbatoio d’acciaio d’Europa, su una superficie di 15 milioni di metri quadrati . Allora si chiamava Italsider (poi diventerà Ilva del gruppo Riva) e l’acciaio cambiò il volto di quella città della quale, come molti amano ricordare, Pier Paolo Pasolini, solo pochi anni prima, diceva che ‘viverci è come vivere all’interno di una conchiglia, di un’ostrica aperta’.

L’acciaio è una materia fondamentale per molte produzioni, dall’auto agli elettrodomestici, alle costruzioni, ai cantieri navali. Eppure oggi i principiali produttori europei sono in crisi. A crescere restano solo le produzioni extraeuropee di Cina o India. Ad uno ad uno si sono spenti altoforni per la produzione di acciaio dei principali siti siderurgici europei, Italia compresa. La guerra dei dazi scatenata da Trump, l’immissione sul mercato di acciaio a prezzi stracciati e il tracollo del settore dell’auto hanno portato ad una sostanziale contrazione della produzione nel Vecchio continente, con il conseguente drammatico taglio di posti di lavoro, come quelli annunciati dalla multinazionale ArcelorMittal, che nel 2016 ha rilevato l’ex Ilva di Taranto. Il grande impianto pugliese era già passato da duri periodi di crisi degli anni precedenti a cui si è aggiunto il grave problema delle emissioni inquinanti. E’ il 2012 quando la magistratura di Taranto dispone il sequestro dell’impianto per gravi danni ambientali e i giudici definiscono quella di Taranto una fabbrica di morte. Per l’ex Ilva è tuttora aperta, sul filo del rasoio, una delicata partita alla ricerca di una produzione con tecnologie innovative, minor impatto ambientale e tutela dell’occupazione.

Oggi la Cina conta da sola poco più della metà della produzione globale di acciaio, al secondo posto c’è l’India, seguita dal Giappone. Lo scorso anno l’Italia era decima nella classifica, testa a testa con l’Iran. A livello europeo il nostro Paese resta al secondo posto sia per tonnellate prodotte che per occupazione.

La storia del movimento operaio italiano e delle grandi battaglie sindacali è strettamente legata alle fabbriche dell’acciaio. A Piombino non esiste una via Stalingrado come nel libro ‘Acciaio’ di Silvia Avallone, romanzo del 2010 che non è stato esente da critiche nella cittadina toscana delle acciaierie. Ma esiste la storia di un movimento operaio, quello della Magona prima e della Lucchini poi, forte e combattivo dalla resistenza senza quartiere allo squadrismo fascista alle occupazioni delle fabbriche, fino ai più recenti scioperi per salvare la produzione dell’acciaio e la vita dell’altoforno, il mitico Afo.

Un atto di amore per la realtà operaia delle acciaierie di Piombino può essere definito il film di Paolo Virzì La bella vita. E’ stato girato alle acciaierie di Terni il film Acciaio, diretto nel 1933 dal regista tedesco Walter Ruttmann. Unica pellicola per la quale Luigi Pirandello abbia firmato un soggetto originale, che in realtà non ebbe grande successo.

Il 22 maggio 1939 venne firmato lo sventurato ‘patto d’acciaio’, un accordo Mussolini-Hitler che sancì l’asse Roma-Berlino, l’amicizia tra Italia fascista e Germania nazionalsocialista.