LA PAROLA

Accollare/accollarsi

Il verbo accollare, in forma riflessiva, significa appoggiarsi qualcosa addosso, sul collo o sulle spalle, come ad esempio uno zaino o un borsone pesante. «Mi sono accollato la tracolla dell’Eastpack mentre mi preparavo a prendere il treno», è un esempio dell’uso di questo verbo, che tuttavia ha anche altri significati: accollare/accollarsi vuol dire anche prendere/assumersi un peso – non necessariamente materiale – sulle spalle: un compito destinato a qualcun’altro, o un’incombenza al di fuori della portata di chi se la accolla; esemplare la frase «mi sono accollato una spesa forse troppo ingente per le mie ridotte disponibilità».

Spesso il discharge del peso avviene senza che chi deve prenderlo sulle spalle sia d’accordo e ne sia al corrente. Ad esempio, «mi hanno accollato il compito di ritirare le autorizzazioni per la gita di venerdì!».

Anche nel gergo giovanile, accollare/accollarsi è un verbo “spiacevole”, con significato prettamente negativo e frequentemente collegato a persona, maschio e femmina che sia – la fidanzata, il fidanzato, un’amico o un amica – un po’ troppo entrante e appiccicoso. È sinonimo, in questo senso, di incollarsi, non dare un attimo di respiro e riconduce all’idea di aver sempre qualcuno di veramente noioso fra i piedi. «Ho dovuto accompagnare per forza Martina in centro. All’uscita da pallavolo mi si è accollata e non ne voleva sapere di andar via!» suggerisce che la compagna di squadra non ne ha voluto sapere di starsene da sola.

Sempre di un peso, quindi, si parla; che sia materiale, fittizio, costituito da una persona o da una cosa, il concetto è quello: qualcosa di grave (nel senso di pesante), per lo più mal tollerato, che impegna e ingombra anche contro la volontà del malcapitato accollante.

È innegabile che tutti nella vita, almeno una volta, avrebbero voluto levare gli occhi al cielo ed esordire in un sonoro e liberatorio: «Non t’accollà!»

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