LA PAROLA

Assolutamente

È assolutamente un avverbio del quale si fa un uso spropositato, ancor più accompagnandolo o con sì o con no: assolutamente sì e assolutamente no. Spropositato e perciò improprio. Accendi radio e televisione, ascolti una qualunque intervista, ovvero sia una qualunque conversazione nella quale ci sia uno che pone delle domande e l’altro che ad esse risponde, e inesorabilmente ti imbatti nell’assolutamente, per lo più pronunciato all’inizio di frase, anche da solo per indicare implicitamente e perentoriamente l’affermazione o la negazione che vorrebbe sottintendere. Altrettanto avviene nei dialoghi con gli amici e nei commenti sui social.

L’avverbio, spiega il vocabolario Treccani, deriva dal verbo latino absolvĕre, “sciogliere”, dal cui participio passato, absolutus, che è il nostro “assoluto”, prende le mosse.

Il primo significato che di quest’ultimo termine dà il vocabolario è quello di participio passato del verbo “assolvere”, al pari perciò di “assolto”, come di chi, “sciolto” da una determinata accusa, non è considerato responsabile di un determinato reato e non è passibile della relativa pena.

C’è poi il secondo significato: assoluto è ciò che, essendo anch’esso sciolto, è «libero da qualsiasi limitazione, restrizione o condizione» (in contrapposizione quindi a “relativo”): ed ecco allora il potere assoluto, il sovrano assoluto, ma anche la libertà assoluta e, come questa, la volontà assoluta. Nel linguaggio giuridico i diritti assoluti sono «quelli che possono essere fatti valere contro chiunque, non essendo rivolti, come i relativi, a un soggetto determinato».

In filosofia, spiega l’Enciclopedia Treccani, l’assoluto è «ciò che non dipende da altro per la sua realtà, opposto quindi a “condizionato”, “dipendente”, e non esclude la relazione per la quale un altro dipenderebbe da lui». Per questa via ha assunto il significato di “perfetto’”, “compiuto in sé e per sé”, “sottratto alle vicende del divenire”.

Ma, per tornare all’avverbio assolutamente, così eccessivamente impiegato, esso dev’essere utilizzato per dire «in maniera assoluta, senza limitazioni o restrizioni» perciò va usato con parsimonia, limitandolo a quando davvero non ci sia nulla che possa renderlo relativo. A volte è meglio alleggerirne il carico dicendo “decisamente”, o “necessariamente”, o ancora “in ogni modo”, riservandolo a quando si vuol dare un tono perentorio alla propria frase o si vuol indicare un’urgenza: «non intendo assolutamente sottostare al tuo ricatto»: «è assolutamente indispensabile che tu lo chiami, ne va della sua vita».

Il vocabolario prevede che possa essere impiegato nelle risposte per enfatizzare il sì o il no, specificando che è preferibile, per non generare equivoci, ricorrere sempre alla formula esplicita, accompagnata appunto dal relativo sì o dal relativo no.

Ma abusarne è come quando alcuni politici ricorrono all’insopportabile «senza se e senza ma», implicitamente ammettendo che tutte le altre volte che non lo dicono, ci sono dei se e dei ma, e perciò sarebbe meglio diffidare di loro anche in quel frangente.

L’assolutamente sì e l’assolutamente no, in definitiva, suona un po’ come i “tassativi divieti”: se tali sono, sono di per sé tassativi. Altrimenti sono degli inviti o dei suggerimenti.

Per aggirare l’ostacolo si può “assolutamente” andare a leggere quali soluzioni alternative offra il Dizionario dei sinonimi e dei contrari della Treccani all’avverbio assolutamente.

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