LA PAROLA

Beduino

Imprenditori del turismo, come quelli del deserto del Wadi Rum in Giordania, ma ancora nomadi, liberi, erranti, acuti, capaci di provocare emozioni sotto un cielo stellato o davanti ad un tè: sono i beduini del Duemila, quei pochi che non hanno abbandonato il deserto o che comunque, anche quando si sono trasferiti in una città poco distante, non possono fare a meno di tornare di tempo in tempo a vivere nelle tende. Niente a che vedere con la persona rozza ed incolta, di maniere zotiche, come noi abbiamo spesso disegnato i beduini, fino a dare del beduino a qualcuno che non ci piace.

Il termine beduino deriva dall’arabo bedù, il plurale di badwai, che significa appunto “abitante del deserto”’, di quei paesaggi inospitali, ma al tempo stesso carichi di fascino e leggenda, situati in terre martoriate da conflitti mai sopiti nel corso degli anni, dall’Iran all’Iraq, dalla Siria all’Egitto.

Organizzati in tribù, a loro volta suddivise in clan, guidati da sceicchi, negli anni si sono guadagnati da vivere principalmente sfruttando la risorsa del bestiame e commerciando cammelli, pecore, capre, tende, tappeti, latte e formaggio. Il concetto dell’ospitalità è sacro per il beduino, radicato nel profondo della sua cultura. Storicamente i beduini hanno considerato la guerra la più nobile delle occupazioni.

La sabbia rossa della Giordania e il mondo guerriero dei beduini sono strettamente legati alla leggenda di Lawrence d’Arabia, inglese appassionato del Medio Oriente, figura messianica per la causa araba e protagonista del film vincitore di sette oscar. Enigmatico avventuriero e agente britannico inviato al Cairo nel 1916 per fomentare la rivolta antiturca degli arabi a vantaggio degli inglesi, Lawrence conquisterà Damasco sconvolgendo i piani degli stessi inglesi. Di grande effetto, la traversata del deserto in sella a un dromedario compiuta da Lawrence (interpretato nel film da Peter O’Toole), grazie alla guida di un beduino che diventerà anche suo insostituibile amico (impersonato da Omar Sharif).

C’è un beduino che senza dubbio ha fatto molta strada. Il suo nome è Mohed Altrad, classe 1948. Da bambino, pur di frequentare la scuola, faceva chilometri a piedi nel deserto. La sua famiglia beduina aveva fissato il campo a una cinquantina di chilometri dalla città siriana di Raqqa. Arrivato in Francia dalla Siria nel 1969, oggi è un miliardario uomo d’affari nel settore del materiale edile, a capo di un gruppo che dà lavoro a 17 mila persone. È stato ricevuto da Francois Hollande all’Eliseo e invitato da Barak Obama a un vertice internazionale. Provateci a dargli del beduino…

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