CRITICA LIBRI

Belfast, la Gerusalemme in cima all’Europa

Le guerre di religione di casa nostra e i muri – alti 8 metri, lunghi 4 chilometri, chiusi dalle 5 di sera alle 8 del mattino – che separano due comunità a pieno titolo europee: è la Peace Lines, si trova a Belfast ed è il segno visibile di un conflitto nient'affatto sopito, ma di cui si dice poco e si conosce ancora meno. A ricordarci che esistono e costituiscono una vergogna il romanzo di Giulia Caruso Il Sentiero del Gigante: una spy story, sì, ma di quelle che rivelano gli orrori di cui il civile Occidente è capace.

Le guerre di religione di casa nostra e i muri – alti 8 metri, lunghi 4 chilometri, chiusi dalle 5 di sera alle 8 del mattino – che separano due comunità a pieno titolo europee: è la Peace Lines, si trova a Belfast ed è il segno visibile di un conflitto nient’affatto sopito, ma di cui si dice poco e si conosce ancora meno. A ricordarci che esistono e costituiscono una vergogna il romanzo di Giulia Caruso Il Sentiero del Gigante: una spy story, sì, ma di quelle che rivelano gli orrori di cui il civile Occidente è capace.

«Luca, Luca, quando mi porti con te in Irlanda sul Sentiero del Gigante?» chiede Marcos al fratello maggiore.

Da questa accorata richiesta Giulia Caruso – giornalista free-lance, innamorata dell’Irlanda del Nord in generale e di Belfast in particolare, tanto da andarci a vivere, buona conoscitrice del conflitto nordirlandese di cui ha scritto per diverse testate italiane – tesse la trama de Il Sentiero del Gigante, un avvincente romanzo d’azione e spionaggio che si snoda incalzante tra passato e presente.

Luca non porterà mai il fratellino Marcos su quelle suggestive orme perché deciderà di andarsene per sempre volandosene via a cavallo della sua Triumph in Sardegna su un’altra scogliera, a migliaia di miglia dalla celebre Giant’s Causeway, il Sentiero del Gigante, la cui formazione nella mitologia celticoirlandese si deve al gigante Fionn Mc Cumhaill, uno dei “Fianna”, liberi guerrieri divenuti poi simbolo di alcuni movimenti politici indipendentisti del paese.

Luca, fotografo professionista, aveva raccontato conflitti in giro per il mondo ma era Belfast che lo aveva trattenuto per molto tempo, nei primi anni 80, durante il periodo dei Troubles, cosi com’è comunemente conosciuto il conflitto nordirlandese, ovvero la cosiddetta “guerra a bassa intensità”, che dal 1969 al 1998 ha insanguinato l’Irlanda del Nord ed ha lasciato sul terreno oltre 3.000 morti, vittime per lo più di attentati o di scontri tra cattolici e protestanti e tra civili e truppe britanniche. Ed è a Belfast che Marcos «giornalista fuggito dall’Italia come seguito da mille diavoli» decide di trasferirsi quasi 30 anni dopo, per tentare di scoprire il segreto che intuiva avesse tormentato il fratello, da allora «braccato dal tempo e da un’inquietudine senza fine».

Così nel tentativo di far luce sulla morte del fratello e di comprendere i motivi dell’angoscia che lo aveva portato a compiere quel gesto estremo si trasferisce in questa città dove si renderà presto conto che i conflitti tra unionisti filo britannici e repubblicani, apparentemente sopiti dopo l’Accordo di Pace del Venerdì Santo del 1998 (ne parla su TESSERE Paolo Ranfagni descrivendo la figura di Tony Blair) continuano a covare sotto la cenere e si trova implicato in una coinvolgente spy-story in cui passato e presente si sovrappongono e dove i personaggi reali, appartenenti alla storia d’Irlanda, affiancano quelli immaginati dalla Caruso in una trama ben ordita che appassiona fino all’epilogo.

Il racconto dell’immaginario Marcos con la sua disperata e amara ricerca della verità si intreccia strettamente con la persona di Bobby Sands, l’uomo simbolo del riscatto irlandese contro il dominio britannico, morto nel 1981 assieme a molti altri compagni, in seguito allo sciopero della fame durato 66 giorni nel durissimo e famigerato blocco H della prigione di Long Kesh –The Maze, “Il Labirinto” – per il riconoscimento della stato di prigionieri politici ai militanti dell’IRA e ne riporta alla luce le passioni e le battaglie. Allo stesso modo riemergono le storie di personaggi reali legati sia ai Servizi Segreti britannici, noti come agenti MI5, che ai combattenti repubblicani e personaggi funzionali alla trama del romanzo.

Lo stile della Caruso è asciutto ed essenziale, in alcuni passi crudo, come il genere richiede, in altri poetico, i personaggi, tratteggiati brevemente e con efficacia, presentano caratteristiche molto diverse da quelle stereotipate da una narrazione che vede la spia come eroe continuamente in azione, donnaiolo e affascinante. Al contrario la posizione dell’agente segreto – privilegiata da un lato e alienante dall’altro, resa incerta dai dubbi conseguenti la necessità di conoscere perfettamente dall’interno due ideologie, due modi di pensare diversi – risulta assolutamente realistica e umana. Se ne intuiscono disagio, crisi personali, smarrimento, necessità di fuga e ristoro ed attraverso lo studio di filosofie orientali la ricerca di un mezzo in grado di ricacciare l’orrore di un mestiere che inevitabilmente ha richiesto azioni spregiudicate e assassine. Se la spia – per definizione losca, tramante, infida – rivela qui una natura fragile, nel guerrigliero la romantica e idealistica immagine di eroe cela anche lati oscuri e discutibili: l’ombra, insomma, non sta mai tutta da una parte sola.

L’Irlanda, che fa da sfondo alla storia ma ne resta assoluta protagonista, è decritta con amore, passione e profonda conoscenza dalla scrittrice: a questa terra tormentata è dedicato il romanzo, il quale ha il pregio di riaccendere i riflettori su questioni di cui ormai si sente parlare poco o niente.

In effetti i recenti terribili attacchi terroristici in Europa hanno messo in secondo piano il conflitto nordirlandese che ancora periodicamente si accende, soprattutto in occasione di ricorrenze particolarmente significative come Il 2 luglio, data in cui i protestanti celebrano The Twelfth, l’anniversario della battaglia del 1690, quando le truppe del re protestante Guglielmo d’Orange sconfissero quelle del cattolico Giacomo II, ed accendono in vari punti della città di Belfast enormi falò su cui bruciano immagini della madonna e bandiere avversarie. L’alcool scorre a fiumi e puntualmente, quando il corteo attraversa l’Ardoyne, il quartiere dei nazionalisti irlandesi nella parte nord della città, scoppiano sanguinosi scontri.

La peace line di Belfast

Chi oggi è a conoscenza del fatto che la tensione nella Belfast del 2017 è tale da imporre di mantenere più di 90 tratti di muro che nel loro insieme costituiscono le Peace Lines, barriere di lamiera ondulata, cemento e mattoni di lunghezza variabile fino a 4 km e alte fino a 8 metri che separano la comunità cattolica da quella protestante, che per quest’ultima non può essere smantellata e i cui varchi rimangono aperti di giorno ma vengono ancora chiusi dalle cinque di sera alle otto del mattino? Quasi nessuno, ho verificato personalmente. Un’altra guerra di religione sempre viva nell’evoluto occidente che questa storia ha l’assoluto merito di ricordare.

Giulia Caruso, Il Sentiero del Gigante, Ed. Porto Seguro, ISBN 9788899993160, p. 122, € 14,90

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