DAILY LA PAROLA

Biancomangiare

BIancomangiare è la versione rinascimentale dell'espressione "mangiare in bianco" ed è stata coniata da Marsilio Ficino nel 1489

I medici un tempo ordinavano ai loro pazienti di “mangiare in bianco”, per sottolineare il fatto che non si doveva abusare dei sughi e delle fritture, ma attenersi ad un regime alimentare improntato alla semplicità: una dieta di minestrine e cibi leggeri, che risultava particolarmente efficace per superare qualsiasi disturbo di stomaco. Ecco l’espressione “mangiare in bianco” nota noi tutti, arriva da un lontano passato, facendo riferimento a non altro che il biancomangiare di origine rinascimentale.

E fu proprio il grande filosofo alchimista Marsilio Ficino che diede una precisa definizione del biancomangiare, quando nel 1489 dedicò a Lorenzo de Medici un trattato nel quale descriveva i quattro umori presenti nel corpo umano (acqua, aria, fuoco e bile nera) e di come dal loro giusto equilibrio, secondo un’antica credenza, dipendesse un buon stato di salute. Per cercare di sanare i mefitici effetti della “bile nera” o atrabile – prodotta in eccesso da coloro che erano dediti al lavoro intellettuale, con scarsa attività fisica – causa di molti disturbi e patologie, bisognava disintossicarsi, applicare dei salassi, dei purganti e dei trattamenti “depurativi”, e attenersi ad una alimentazione adatta, per l’appunto il biancomangiare.

Erano preclusi nella dieta tutti gli alimenti di colore scuro, secco, duro o bruciato e per inverso andavano privilegiate salubri sostanze di colore chiaro e morbido. Ficino prediligeva cibi lattiginosi, il cervello e il midollo di animali giovani, fino al latte di mandorla e al marzapane e il vino bianco leggero. In questo modo la moda del biancomangiare trovò spazio alla fine del Quattrocento nelle regge e nei palazzi nobiliari, divenendo il modo di nutrirsi di nobili e intellettuali.