Per bibliofilia s’intende l’amore illuminato ed intelligente per il libri in ogni sua accezione, dal contenuto, al pregio della stampa, fino alla rilegatura e allo studio delle varie edizioni, solo per citarne alcune. L’etimo, dal greco biblion, libro, e filos, amore, racchiude in estrema sintesi questa smisurata passione per i libri, ai quali viene attribuita un valenza simbolica assoluta.
Un tempo passione circoscritta a poche persone con elevate possibilità economiche, oggi annovera un gran numero di cultori; antica quanto il libro, è dal Medioevo, e ancora più nel Rinascimento, che, insieme alla presenza di eruditi bibliofili, è conclamata nelle classi più elevate o nelle alte gerarchie ecclesiastiche.
All’amore per la lettura, il bibliofilo aggiunge una particolare attenzione nella ricerca (spesso difficoltosa) di libri rari o preziosi, difficili da reperire sul mercato, perché tirati in poche copie; e così oggetto del desiderio diventano le più antiche edizioni e la conseguente voglia di collezionarle. Elemento decisivo nel giudizio del bibliofilo è anche lo stato di conservazione del libro, che deve essere ottimale sia all’esterno che internamente.
Questa propensione ha assunto nel corso dei secoli anche un significato negativo, etichettata come bibliofobia o bibliomania, a testimonianza di una degenerazione del puro amore per i libri in cieco desiderio di possesso. I libri finiscono così per perdere il valore della loro funzione primaria legata all’arricchimento culturale, per diventare oggetto di una vera mania, divenendo spesso lussuosi ammennicoli da mostrare e venerare.
Oggi alle librerie antiquarie e alle case d’aste si sono affiancati molti cataloghi di vendita in rete, con un fatturato che negli ultimi anni è notevolmente accresciuto e un imponente giro d’affari che testimonia come la bibliofilia non sia solo un colto passatempo legato alla nobile passione per i libri di pregio, ma una concreta e sempre più diffusa fonte d’investimento.
