IL NUMERO

C57BL/6

C57BL/6 è un numero o, per meglio dire, un mix di numeri e lettere, un codice, che identifica la specie di topo – insieme agli albini BALB/c – più utilizzata in ricerca medica.

Infatti, questo tipo di roditore, dal pelo marrone tendente al nero, può essere geneticamente modificato a mimare patologie umane e identificare il ruolo di certi geni o proteine direttamente responsabili di queste ultime. I topi C57BL/6 o Black 6, sono stati da sempre il modello animale perfetto, in quanto piccolo, economico, relativamente simile a noi (condivide l´80% del patrimonio genetico con quello umano), facile da far riprodurre e robusto a manipolazioni genetiche.

Che piaccia o meno, le sperimentazioni su animali hanno rivoluzionato la ricerca medica e permesso lo sviluppo di farmaci e vaccini che hanno allungato aspettativa e qualità di vita di noi esseri umani. Una miriade di movimenti si oppone quotidianamente alla vivisezione e agli abusi sugli animali, come l´italiana LAV (Lega Anti Vivisezione) o la ALF (Animal Liberation Front). Queste associazioni promuovono inoltre stili di vita animal-free, come alimentazione vegana e l´acquisto di vestiti che non contengono prodotti animali. In tema scientifico, sostengono che una ricerca senza animali sia veramente possibile e che dati provenienti da esperimenti in vivo non siano rappresentativi, né tanto meno attendibili per l´uomo.

D´altro canto c´è però da sottolineare, che le cose sono assai cambiate negli ultimi dieci anni per la ricerca accademica in tema animali da laboratorio. Attualmente infatti un progetto deve passare una severa analisi etica, curata da una apposita commissione che ogni Università possiede, al fine di evitare procedure inumane e dolorose per l´animale. Dopo la prima autorizzazione, il Ministero della Salute deve dire la sua, e la sperimentazione viene approvata o rigettata.

Ad oggi i topi C57BL/6, a cui tanto dobbiamo, hanno meno da temere, grazie alle regolamentazioni più stringenti di un tempo; questo non toglie che forse nel futuro prossimo, complici anche le promettenti creazioni di organi e tessuti umani con stampanti 3D, si riesca a trovare modelli migliori, che evitino sofferenze a forme viventi.

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