LA PAROLA

Caffè

Che si parli della bevanda ottenuta dalla macinazione dei semi di una pianta tropicale o di un locale pubblico, caffè, come parola, deriva da qahwa che in arabo identificava una aromatica bevanda che provocava effetti eccitanti e stimolanti, tanto da essere utilizzata anche come medicinale.

Nel vecchio continente, a partire dal XVIII secolo, il caffè divenne bevanda coloniale alla moda, affiancando nei salotti inglesi e francesi il tè e il cioccolato. La nuova prelibatezza esotica – il cosiddetto “vino dell’Islam” o “brodo indiano” – diventò elemento distintivo della modernità e l’eccentrica raffinatezza determinò ben presto nuove abitudini, non solo alimentari.

Per assaporare la nera ed aromatica bevanda nacquero in seguito le ‘botteghe del caffè’ che si svilupparono con estrema rapidità, trasformandosi ben presto in luoghi di aggregazione e di socialità, locali pubblici che decretarono il tramonto sia dei salotti che dei circoli aristocratici.

I Caffè erano luogo privilegiato d’incontro e di celebrazione del rito del “civile conversare” tra persone del medesimo rango sociale, dove andare per vedere e per farsi vedere, alimentando la vita e la cultura di molte città italiane.

A Firenze, alcuni di questi locali ebbero un ruolo di primaria importanza, strettamente correlato ai movimenti culturali, e diventarono centri di accesi dibattiti, di scambi polemici, di infuocate discussioni. Punto di riferimento e di incontro dei movimenti d’avanguardia, due Caffè in particolare – il “Michelangiolo” e le “Giubbe Rosse” – hanno fama di leggenda, ma molti altri sono quelli che hanno contribuito a fare la storia della città: quella artistica, politica e del costume. A partire – solo per citarne alcuni – dall’aristocratico ed internazionale Doney, all’antico ed elegante Giacosa, da Paszkowki, luogo d’incontro nel passato di uomini d’affari oltre che di intellettuali, fino al celebrato Gilli, altro antico locale di Piazza Vittorio Emanuele II (l’attuale Piazza della Repubblica). Eleganti “salotti di strada” che divennero luogo di ritrovo per nobili o borghesi, intellettuali o artisti, ma anche per gente comune e stranieri di passaggio.

Scomparso da più di un secolo il “Caffè Michelangiolo”, culla e quartier generale del movimento dei pittori Macchiaioli, si trovava in via Larga (oggi via Cavour). Se il Michelangiolo era la meta preferita dei pittori, invece il Caffè letterario per antonomasia era le Giubbe Rosse. Frequentatori abituali e figure di mitico riferimento furono Prezzolini, Papini e Soffici, cui si aggiunsero in seguito i futuristi milanesi con a capo Marinetti, insieme a Carrà e Boccioni.

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