LA PAROLA

Canovaccio

Il termine canovaccio, derivato presumibilmente dal francese canevas, è una tela o uno straccio piuttosto grosso e ruvido, utilizzato per effettuare lavori di pulizie o per asciugare le stoviglie.

In ambito teatrale, invece, indica la trama di un’opera fatta in modo molto generico e senza alcun dettaglio relativo alle singole scene. Nella Commedia dell’arte il canovaccio tracciava il contenuto su cui si sviluppava l’improvvisazione degli attori, che poteva allontanarsi anche parecchio dallo scenario di partenza. Della stessa opera, addirittura, potevano esserci più canovacci, che venivano utilizzati a seconda del tipo di pubblico presente. La caratteristica principale della Commedia dell’arte, sviluppatasi in Italia nel XVII secolo, era infatti l’assenza di un copione vero e proprio, per cui gli attori, invece di imparare a memoria le battute, creavano la propria interpretazione basandosi su un canovaccio e improvvisando le scene con una recitazione a soggetto.

Questi spettacoli spesso svolti nelle piazze e nelle strade, si rifacevano a personaggi (maschere), le cui caratteristiche erano già conosciute dal pubblico, che indossavano costumi variopinti con elementi assai vistosi e utilizzavano un linguaggio piuttosto volgare. Con Carlo Goldoni e la sua “riforma” il canovaccio venne progressivamente sostituito da un copione e le maschere da personaggi con una propria psicologia.

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