LA PAROLA

Cazzeggio

Il cazzeggio è una antica pratica proveniente principalmente dall’Italia, ma anche se fosse nata nell’Estremo Oriente, gli italiani ne sarebbero comunque i maestri indiscussi. L’arte del cazzeggio, ovvero il “non agire in alcun modo”, comprende diverse tipologie di (non) azione: un totale “non fare”, senza alcun interesse, oppure, secondo la tradizione orientale, raggiungere il “fou azz” (il “sommo stato”),  metafora della contraddizione della vita espressa nel concetto «chi non cazzeggia fa. Ma chi cazzeggia fa qualcosa». In sintesi, il cazzeggio è perdere tempo, dedicandosi ad attività inutili, o a discorsi su cose senza fondamento, inconcludenti e superficiali.

Il relativo verbo cazzeggiare è recente, non appartiene alla buona etichetta ma è usato con disinvoltura per definire il “parlare a vanvera”, “fare discorsi oziosi” e soprattutto il “lasciarsi andare a chiacchiere superficiali su argomenti seri” e, in senso più ampio, il “tirare in lungo”.

L’origine del sostantivo cazzeggio, manco a dirlo, è da cazzo, la cui connotazione negativa non è universalmente riconosciuta, anzi Umberto Eco lo considerava un termine affettuoso e indulgente. Della parola cazzo, non si conosce l’origine, sebbene sia oggi una delle più utilizzate nella lingua parlata e abbia dato vita ad un’intera famiglia di derivazioni: cazzonecazzerellone, cazzata, cazzabubbolo e così via.

Il termine cazzeggio fino verso la fine degli anni Ottanta del secolo scorso era utilizzato in modo quasi esclusivo nel linguaggio parlato. Nel 1991 lo scrittore Sebastiano Vassalli, nel suo libro Il neoitaliano. Le parole degli anni Ottanta, lo definiva come discorso grave, leggero o rarefatto che si fa usando la parola “cazzo” nel maggior numero di intonazioni e di significati possibili … Tra coloro che ne sdoganarono l’uso sulla carta stampata, facendolo uscire dal linguaggio da bar, nel corso degli anni Novanta, compare anche Eugenio Scalfari.

Secondo il sito Nonciclopedia  molte sono le massime che spiegano bene la filosofia del cazzeggio:
«Se non vuoi fare qualcosa, non farla. O rischierai di farla così male che dovrai ricominciare tutto da capo;
Se sei stanco, siediti sulla prima cosa morbida che trovi. Accasciarsi sul pavimento potrebbe causare ancora più stanchezza;
Se qualcuno ti chiede un favore, tu prometti di farlo e poi dimenticatene. Tanto, se anche se te ne ricorderai, non avrai voglia di farlo;
Ricordati di controllare periodicamente (anzi, di far controllare) la tua poltrona/panchina/divano e la tua televisione, assicurandoti sempre di avere a portata di mano cibarie di ogni genere;
Come ci insegnano i maestri del cazzeggio, nessun cazzeggiatore di nessuna età può fare a meno di un luogo dove sedere, di qualcosa di schifoso da mangiare e di uno schermo da guardare…».

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