LA PAROLA

Cherofobia

– Linus
«Secondo me tu hai paura di essere felice, Charlie Brown.
Non pensi che la felicità ti potrebbe fare bene?»
– Charlie Brown
«Non so…
Quali sono gli effetti collaterali?»

Si può avere paura di essere felici? Per Charlie Brown parrebbe proprio di sì. Allora – ma bisognerebbe sapere quando esattamente Schulz ha disegnato questo fumetto, nella lunga vita dei Penauts – qualcuno avrebbe detto che il ragazzino senza capelli, con l’eterno maglioncino giallo e nero, fosse sostanzialmente triste e un po’ depresso, forse ansioso. Oggi invece si potrebbe definire cherofobico, ovvero che ha paura di essere felice. Ma non una paura scaramantica, anzi una vera e propria fobia, il terrore che quella felicità finisca lasciando al suo posto macerie e dolore o che porti con sé il prezzo di un successivo momento terribilmente negativo. Una specie di compensazione al contrario.

La cherofobia, dal greco χαίρω (chairo, rallegrarsi) e φόβος (phobos, paura), è appunto la paura incontrollabile di essere felici. Un disturbo di cui non si parla molto, non ancora riconosciuto dalla psichiatria, tanto che non compare nel Diagnostic and Statistical Manual of Mental Disorders il principale manuale per la classificazione delle patologie mentali. Anche se, sempre più di frequente, gli esperti tendono a classificarlo come un vero e proprio disturbo d’ansia. Le persone che ne soffrono sono talmente preoccupate dall’idea di dover affrontare situazioni negative, che fuggono anche da quelle positive.

Non è detto, tuttavia, che il cherofobico sia necessariamente una persona triste, negativa, depressa, silenziosa o solitaria. Semplicemente preferisce tenersi alla larga da tutti quei cambiamenti che i momenti di gioia potrebbero portarsi dietro. Spesso, non vive la propria condizione come un limite, ma come una situazione naturale dalla quale non intende rifuggire, ma anzi la percepisce come un rifugio e, paradossalmente, come felicità. Solo quando la cherofobia evolve nel disagio, interferisce con la vita sociale e lavorativa, crea stress, depressione, crisi di panico, allora diventa una condizione limitante che chi ne soffre può decidere di affrontare e combattere. Ma si tratta di un disturbo ancora poco studiato, sulle cui cause gli addetti ai lavori non sono concordi.

Però da noi se ne parla. Sempre di più. Forse perché la parola sta diventando di moda e spopola sul web grazie all’omonima canzone, che una giovanissima cantante, Martina Attili ha presentato e portato al successo nel talent X Factor.

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