LA PAROLA

Solone

«Non esiste cretino che sia silenzioso a una festa». Celebre frase di Solone, che riassume in nove parole il suo impietoso giudizio sull’umanità.

Ma chi era Solone? Rimandando alla relativa voce di Wikipedia, senza addentrarsi nell’esame storiografico di questa figura, a tratti controversa, della nobile storia greca, è sufficiente ricordare che viene celebrato come il padre della moderna democrazia.

A lui si deve la prima riforma costituzionale della storia, l’abolizione della schiavitù per debiti e la cosiddetta riforma censuaria, sulla cui riuscita gli storici hanno a lungo dibattuto. Sta di fatto che non riuscì affatto a limitare le disuguaglianze e riuscì ad attirarsi l’ira di tutti gli strati sociali che costituivano la società ateniese del VI secolo avanti Cristo. I disordini sociali che seguirono la sua riforma, aprirono la strada alla tirannide di Pisistrato.

Per antonomasia, il sostantivo solone dovrebbe indicare un uomo saggio, incaricato di risolvere delicate controversie di natura politica. Un legislatore, un riformatore di leggi, i cui giudizi sono ritenuti giusti e insindacabili.

In realtà, e forse proprio per questo, il solone è tutt’altro che una figura di alta levatura politica e morale. In senso dispregiativo, descrive una persona, presuntuosa, saccente e moralista.

Nel linguaggio giornalistico si legge spesso la frase «i moderni soloni della politica» o «…dell’economia», ad indicare gli esperti, i sapientoni, i catoni (per scomodare un altro personaggio della cultura classica), quelli che hanno tutte risposte in tasca e forse proprio perché sono ben custodite e celate, non le tirano fuori.

Quelli che siedono nei salotti televisivi, i moderni pulpiti, a dispensare giudizi e soluzioni dietro le quali si nasconde tuttavia una sostanziale immobilità.

Forse, più o meno tra 2600 anni, il sostantivo solone sarà sostituito con un altro, sempre derivato da un nome. Ma, come cantavano I Nomadi, noi non ci saremo.

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