LA PAROLA

Civiltà

Civiltà, ovvero «il complesso degli aspetti culturali spontanei e organizzati relativi a una collettività in una data epoca» si legge su Google, deriva dal latino civilĭtas, a sua volta mutuato dall’aggettivo civilis (da civis e civitas). Indica anche l’insieme delle qualità e delle caratteristiche del membro di una comunità cittadina, nel senso di buone maniere cittadine contrapposte a rusticitas, la rozzezza degli abitanti della campagna. In un’accezione più moderna, il termine fa riferimento all’insieme di tutele dei diritti umani e dell’ambiente messe in atto da un Paese, e quindi dalla maggioranza della popolazione che lo compone.

Secondo Wikipedia, con i primi due significati, civiltà passò nella lingua italiana nel Trecento, mentre a partire dal Rinascimento, il significato includeva un giudizio di valore, relativo alla superiorità del proprio modo di vita, considerato più progredito, rispetto a quello di altre e differenti culture, sia antiche, sia extraeuropee. Avvicinandosi molto al termine cultura, cominciò inoltre ad indicare le caratteristiche (idee, valori, tradizioni) proprie di un popolo in un particolare momento della sua storia.

Attualmente civiltà è l’insieme degli aspetti culturali, di organizzazione politica e sociale di una popolazione; un significato affine indica, invece, lo stadio a cui una certa popolazione si trova in un determinato momento e si collega alla vecchia idea di una continua evoluzione verso forme sempre più alte di progresso sociale e tecnologico. Nel primo significato il termine civiltà è quasi sinonimo di cultura, nell’accezione riguardante il patrimonio delle realizzazioni artistiche e scientifiche di un popolo in una determinata epoca (in senso antropologico l’insieme delle manifestazioni della vita spirituale e materiale di una comunità). Nel secondo significato, invece, se ne differenzia tendendo ad assumere un significato più universale, di generale progresso dell’umanità.

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