DAILY LA PAROLA

Clima

L'aria che tira, non solo in senso metereologico ma anche in tutti gli altri aspetti delle nostre giornate

Il clima in fondo altro non è che l’aria che tira, la condizione in cui si manifesta mediamente, e per un tempo adeguatamente lungo, l’ambiente in cui siamo immersi: il gradevole clima della nostra penisola, quello irrespirabile delle società corrotte, il clima disteso di una fruttuosa riunione, quello incantato di una racconto che ci abbia fatto sognare.

Generalizzando tra il meteo ed il figurato, definirei il clima come il complesso delle condizioni in cui abbiamo occasione di vivere, la risultante di forze ed energie il cui controllo è quasi sempre fuori dalla portata non solo del singolo individuo, ma anche della comunità umana, che se ne giovi o che le subisca.

L’etimologia di clima ci porta alla identica parola latina, che significa inclinazione, e non nel senso di attitudine ad essere in un determinato modo, bensì quella della Terra e conseguentemente dei raggi solari dal cui angolo di incidenza sulla superficie dipende la quantità di energia che le aree esposte del pianeta ricevono, in maniera inversamente proporzionale al crescere della latitudine.

C’è poco da fare, ci mancano sia il punto di appoggio che la leva per sollevare il mondo e spostarlo un po’ più in là, su orbite più fresche. Parlando di clima dobbiamo pertanto prima di tutto sentirci piccoli piccoli, accogliere le nostre minute proporzioni e fare un bagno di umiltà, per cogliere l’occasione ed iniziare ad agire sulla struttura del nostro essere divenuti concausa recente e senza gloria del repentino riscaldamento globale, tenendo eventualmente a mente la distinzione tra ambientalismo e giardinaggio che sottolineava Chico Mendes. Ricorderei anche che è solo da pochi decenni che abbiamo smesso di vedere sventolato lo spauracchio del terribile inverno nucleare. Speriamo che a qualche lungimirante filantropo non venga in mente di adottarlo quale soluzione al problema.

Non ci vuole un’intelligenza artificiale per comprendere che le personificazioni non portino lontano, ma ben vengano le manifestazioni di piazza e soprattutto quelle di voto. Non si può purtroppo sperare nell’automatico diffodersi di un clima di apertura alle tematiche ambientali in seno alla politica che governa, per come appare votata ad osservare orizzonti di scarsissimo respiro, nè farci vendere l’avvento dei super calcolatori quantistici per trovare gli algoritmi utili alle adeguate soluzioni, perché in ogni caso occorrerà poter essere in grado di porre loro il giusto quesito. Bisognerà averne la disponibilità e quindi, realisticamente, essere elettori che si fanno sentire di governi che ce l’abbiano.

In questo senso prima di tutto è il clima culturale generale che deve cambiare. Gli slogan e la personificazione del tema sono meteore, d’interesse per improvvisati e litigiosi metereologi da scrosci ed acquazzoni, prevedibili da qui a tre giorni e non di più.