DAILY LA PAROLA

Contraddizione

Opposizione, contrasto, discordanza di pensiero, di azione e di comportamento, incongruenza. La doppiezza è alla base della contraddizione

La contraddizione è stata ampiamente trattata dal punto di vista filosofico; Aristotele ne è maestro, per non dimenticare Hegel, Marx, Popper solo per citare alcuni illustri pensatori. Anche il pensiero sociologico e il linguaggio giornalistico fanno riferimento ad una serie di fenomeni che accompagnano lo sviluppo e sembrano limitarne la portata fino a contraddirlo. È proprio su questo punto che occorre fermarsi a riflettere, ossia sulle contraddizioni che il nostro vivere sociale impone, o meglio sulle incongruenze, forse inevitabili, che la tecnologia e la società nel suo percorso di crescita e cambiamento recano con sé come inevitabile “valigia” dei debiti.

Alcune riflessioni: si vive in una società dove viene chiesto di fare la raccolta differenziata piuttosto che evitare inutili imballaggi; viene chiesto uno sforzo per pagare un debito, invece di smettere di produrre quel debito; in questa società si insegna alle donne a difendersi dallo stupro, ma non si insegna a gli uomini a non stuprare; si recluta manovalanza a basso costo per tenere pulita la città, ma non si insegna il rispetto dell’ambiente o ad utilizzare gli appositi contenitori per le carta, i mozziconi di sigaretta, gli escrementi di animali.

Non si è forse più in grado di immaginare una società diversa? In questa società non viene forse considerata la cultura un costo e la formazione una spesa? Se si crede che l’istruzione sia costosa, bisognerà presto valutare i costi dell’ignoranza. È solo questione di tempo!

Il reale interesse per la formazione delle menti che un domani condurranno il paese non è un argomento che interessa. L’élite culturale non è una questione all’ordine del giorno, non c’è un progetto finalizzato a gettare le basi per un futuro migliore, per formare persone più illuminate capaci di gestire tutto il nostro patrimonio. La scuola e l’apparato formativo sono abbandonati a se stessi, in un sistema al collasso che favorisce, volente o nolente, le strutture private, andando ad indebolire un fiore all’occhiello italiano quale è l’istruzione pubblica, anche a livello universitario.

La ricerca poi è da sempre un tasto dolente, oltre che la vittima designata della cecità delle istituzioni: le risorse intellettuali sono ricche e feconde come dimostrano i tantissimi cervelli in fuga che costantemente lasciano l’Italia a favore di terre straniere meno ostili. La partenza di un valido giovane verso altri stati è una perdita, anche economica, grave per il paese, poiché l’investimento durato anni per istruire e preparare un soggetto va completamente perso, in quanto costui sfrutterà le competenze assimilate per “arricchire” qualcun altro, sia esso uno stato o un’azienda privata, che dal canto suo si trova una persona competente già formata. Costantemente sentiamo casi di brillanti menti costrette ad emigrare verso altri lidi per trovare successo lavorativo, soddisfazione professionale ed un adeguato riconoscimento economico. Possibile sia così complicato da capire che bisognerebbe prodigarsi affinché costoro possano lavorare in Italia nelle migliori condizioni possibili?

Si pensi al patrimonio artistico, la bellezza e la magnificenza sparse in ogni dove in Italia. Come si può considerare così poco tanta ricchezza? È una contraddizione. Ma una contraddizione lo è anche il fatto che nonostante tutto ciò, gli italiani alla cultura siano interessati e pure parecchio.

Pare dunque che il divario tra Stato e cittadini sia ancora profondo oltre che ampio, probabilmente a causa del primo, incapace di ascoltare il popolo che ha “fame” di cultura e di attività legate ad essa. Perciò non diamo sempre la colpa alla cittadinanza ignorante, talvolta l’ignoranza stessa è causata della casta al comando, spesso cieca, sorda e pure muta. E pensare che le generazioni precedenti avevano tanto investito per formare la classe che oggi ci comanda. La domanda dunque sorge spontanea: ma chi comanda, è davvero formato adeguatamente? La risposta la si potrà formulare solo quando al potere ci sarà la futura generazione di politicanti, perché questi giudizi, si possono solo dare a posteriori. Anche questa è una contraddizione.

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