LA PAROLA

Corrosivo

L’aggettivo corrosivo è principalmente usato per riferire di sostanze chimiche aggressive, come gli acidi o certi veleni, capaci di corrodere, vale a dire, spiega il vocabolario Treccani, di «consumare, distruggere lentamente, a poco a poco, intaccare chimicamente» da cui, in forma figurata, «tormentare, logorare lentamente».

Questa parola, che può essere impiegata anche in forma di sostantivo, ha il magico potere di esprimere proprio quella modificazione profonda del materiale con cui la sostanza corrosiva entra in contatto: prima l’aggredisce, poi lo muta, lo trasforma, gli entra nelle cellule azionando un processo di sgretolamento, di sfaldamento, di scioglimento. È la reazione che si innesca tra le due parti a produrre quella sorta di frittura, di ebollizione, di vaporizzazione che si osserva quando un acido di quella natura tocca appena un metallo o la pelle di un individuo. Dalla superficie alle viscere, sfrigolando ad ogni strato, scavando come fa l’acqua che corrode la pietra o innescando dei bubboni come fa l’aria umida quando trasforma il ferro in ruggine.

Ciò che resta è corrotto, il corrosivo ha fatto il suo corso, la corrosione è avvenuta. Che giunga dall’interno o dall’esterno, la sostanza corrosiva demolisce il corpo e può demolire anche la mente, anch’essa chimicamente esposta all’azione di acidi e veleni d’altra natura di cui nessuno è immune. Qui, nell’ambito delle idee, l’aggettivo corrosivo viene impiegato anche in maniera figurata per definire ciò che «esercita un’azione lentamente demolitrice». Lo si dice della critica o del sarcasmo e per indicare uno spirito o un ingegno caustico, sottilmente mordace li si definisce corrosivi. Cautela, dunque.

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