LA PAROLA

Brexit

In principio fu “Grexit”, il termine coniato nel 2012 per indicare l’uscita della Grecia non dall’Europa, ma dall’Euro. Riproposto tre anni dopo, con il futuro leader del governo, Alexis Tsipras, che aveva uno dei punti cardine del programma elettorale proprio nell’uscita dall’Eurozona. Poco è mancato che la Grecia uscisse dalla Ue, ma per ben altri motivi e in un altro momento.

Poi venne Brexit, uno dei neologismi più utilizzati degli ultimi mesi (lo ha utilizzato qui Paolo Ranfagni nell’articolo C’era una volta Tony Blair, raccontando quello che è indubbiamente stato un personaggio), da quando, il 23 giugno 2016, la Gran Bretagna ha votato compatta per la exit dalla UE. Non si era mai verificato un fatto tanto grave nella storia dell’Europa Unita e la parola Brexit ha soppiantato la “madre” Grexit di cui ci si è praticamente dimenticati.

Sia come sia, la “parola macedonia” (regione balcanica per il 51% greca ma anche dessert a base di varie qualità di frutta tagliata a pezzetti derivata dal nome della regione, con probabile allusione alla mescolanza di popoli che si è determinata storicamente in quella regione), composta dai sostantivi “Greek” e “exit”, ha dato la stura ad altri simili vocaboli tutti con lo stesso significato: l’uscita, o la fuga, di qualcosa (o qualcuno) da qualcos’altro, perché in fondo al corridoio c’è sempre la scritta exit, mica uscita.

Theresa May, pochi giorni prima di diventare primo ministro, non ha fatto in tempo ad affermare che “Brexit means Brexit”, che pochi mesi dopo ha cominciato a circolare un ancora più orrendo “Scoxit”: Scotland exit, la proposta della leader del Partito nazionale scozzese e primo ministro della Scozia, Nicola Sturgeon, di indire un referendum per uscire dal regno Unito e magari restare in Europa.

Nei febbrili giorni del referendum costituzionale italiano del 4 dicembre 2016, era circolata la parola “Renxit“, Renzi exit. Con un doppio significato: l’uscita del presidente del Consiglio dalla vita politica del Paese in caso di vittoria del No, l’abbandono di Renzi da parte dei suoi sostenitori vista la piega presa dalla politica interna. In entrambi i casi, il neologismo è piaciuto, se oggi lo troviamo nientepopodimeno che sul vocabolario Treccani da sempre attento alle novità più inquietanti, che fanno impallidire i linguisti della Crusca.

La Grecia è rimasta nell’Eurozona, la Gran Bretagna si è appellata all’articolo 50 del tratto di Lisbona, ma la strada per la exit è ancora lunga, Renzi è rimasto in politica e saldamente in sella al suo partito… allora, citando Marzia Maccaferri sull’Huffington Post, la parola brexit «da vuota retorica è diventata un’espressione idiomatica per indicare il nulla».

Aspettando Italiexit, no Itexit, bho….