LA PAROLA

Sesso

Il sesso è molto di più della parola che, se messa nel titolo di un articolo, come probabilmente avverrà con questo, fa andare alle stelle il numero di persone che vanno a leggerselo, anche se dentro parla solo di quello degli angeli e non mostra tette o bicipiti torniti.

Il sesso è, alla lettera, il «complesso dei caratteri anatomici, morfologici, fisiologici (e nell’uomo anche psicologici) che determinano e distinguono, tra gli individui di una stessa specie animale o vegetale, i maschi dalle femmine». Questo dice inequivocabile l’Enciclopedia Treccani, in una voce che però è assai più lunga di quanto finora qui riferito e non riporta questo come significato principale.

Anche la medesima voce del Vocabolario Treccani è assai lunga ed inizia pressoché allo stesso modo, ma è curioso che fin da subito fa una distinzione etimologica, perché se i primi due significati di questa parola sono riconducibili al latino sexus –us, il terzo «è influenzato dall’inglese sex», ed è questo quello che maggiormente infiamma.

Di lì dunque partiamo. Nella sua terza accezione, il sesso – che sarebbe bello pronunciare come fanno gli emiliani mettendoci delle c in mezzo, sicché quel che ne vien fuori è “scesscio” – sono «i fatti e i fenomeni legati agli organi della riproduzione, soprattutto per ciò che riguarda i rapporti sessuali e più genericamente la vita sessuale, la sessualità».

Eccoci dunque nel paradiso in Terra per molti, nel Limbo per altri, nell’Inferno per altri ancora. Ma non uno che sia indifferente, come magari capita di esserlo rispetto al presidente del consiglio, agli immigrati clandestini, alla scadenza del 730 intesa come il proprio contributo al benessere comune.

C’è chi si eccita e chi si scandalizza, chi non comprende e dice esser cosa che non lo riguarda o non più di tanto, chi lo pratica e chi lo subisce, chi ci ride su raccontando barzellette, chi indaga cercando di scoprire la tratta delle schiave. Difficilmente, però, il tema casca nel vuoto, com’ebbe a dire, da un punto di vista maschile ovviamente, Roberto Benigni riferendo di un dibattito impegnato alla casa del popolo di Vergaio, frazione di Prato, attinente carri di buoi e dintorni.

In linea di massima si deve dire che l’argomento è vecchio quanto il mondo e forse, addirittura, un istante prima, o nove mesi o sette giorni, a seconda del punto di vista da cui si guarda la faccenda, purché non sia una frazione di secondo cosiddetta eiaculatio precox che, per chi non sa cosa sia, ignori la questione e viva in pace o, diversamente, se la vada a vedere su Wikipedia e lavori un po’ su se stesso.

Lo si praticava nell’antica Grecia, per non dir di Pompei, dove neanche il magma se l’è portato via, in India dove fra il I ed il VI secolo – il nostro 500 senza l’uno davanti, prima cioè della preannunciata apocalisse da parte del Millenaristi – s’ingegnarono 64 modi in cui praticarlo per star bene anche altro facendo, sotto tutti i punti di vista. Ne hanno disquisito, in età più recente, illuminati illuministi come il marchese De Sade – che non, è come semplicisticamente si crede un fanatico del lattex in simil-pelle, dei tacchi 12 e dei frustini, o almeno non solo questo ­– e pure quelle belle anime di Casanova, Messalina e Marguetite Yourcenar, oppure Mozart per bocca di Don Giovanni, qualcuno dei quali assai più “spinto” del dottor David Reuben, il quale, nel lontano 1969 (numero semi hard come un filmino della Edwige Fenech) mandò alle stampe un best seller – intitolato Tutto quello che avreste voluto sapere sul sesso (ma non avreste mai osato chiedere) da cui Woody Allen ha tratto un esilarante omonimo film, il quale resterà negli annali se non altro per quella scena degli spermatozoi allertati al loro dovere come dei parà pronti al lancio una volta individuato l’obiettivo dell’attacco – che, ad un paio di generazioni almeno, ha disvelato il mondo – come nel quadro di Gustave Courbet conservato al Louvre – in compagnia del film Helga, lo sviluppo della vita umana di due anni precedente.

Sì, quelli alla fine degli anni Sessanta, o poco dopo, furono anni in cui furono strappati reggiseni, fu reclamato il diritto a farlo senza il dovere di esser possedute, tanto da affermarlo nel codice penale (il reato abolito di delitto d’onore, ripristinato dai feminicidi) ed a ripensarci nel caso di gravidanza imprevista (aborto), nonché di averne voglia anche se non si è sposati o lo si è già.

Che confusione, mannaggia! E, se lì si giunse, fu perché un cinquantennio prima un “ebreaccio” di nome Sigmund Freud e qualcuno dei suoi seguaci – anche sbagliando, per carità! Pigliando qualche fischio per fiasco! – s’ingegnò cose che legano il sesso all’infanzia, lo naturalizzano, lo strappano al dominio della morale, lo rendono ordinario e praticabile, sottratto alla condanna!

Che liberazione! La teorizzò, appunto, un discepolo del discepolo del maestro, scampato ai Lager nazisti ma non ai manicomi statunitensi, tal Wilhelm Reich, autore di un “cult” della “rivoluzione sessuale” – questo il titolo della sua opera scritta fra il 1930 e il 1934 e pubblicata in Italia da Feltrinelli ma surclassata da L’assassinio di Cristo: la peste emozionale dell’umanità del 1951, pubblicato da SugarCo, il vero libro per chi vuol capire qualcosa di cosa significhi e chi fosse Gesù Cristo – e più in generale della speranza di migliorare il mondo che esplose a Berkley e si propagò everywhere (dovunque).

Rileggerlo farebbe bene nell’epoca in cui si “arrapa” con i leggings (o similari maschili), ci si strafoga di sesso in tv o su YouPorn, ma… I can’t get no, satisfaction, cantavano i Rolling Stones in un video già citato scrivendo la parola Felicità e che significa «Non posso provare soddisfazione (o piacere)».

Rinviando semmai ad un altro lemma il sesso inteso come «complesso dei caratteri anatomici, morfologici, fisiologici (e negli organismi umani anche psicologici) che determinano e distinguono tra gli individui di una stessa specie, animale o vegetale, i maschi dalle femmine e viceversa» o come «apparato sessuale, cioè gli organi della riproduzione, e più in particolare l’organo genitale esterno, maschile o femminile», che sono i due significati principali della parola, qui si conclude solo con un auspicio: che si tessano relazioni sessuali, le quali son pur sempre relazioni e, perciò, faconde, proficue, tessenti. Gaudeamus igitur!