LA PAROLA

Dolore

La parola dolore, dal latino dolorem (derivato di dolere “‘sentir dolore”) nel senso comune, è sinonimo di sofferenza, fisica e psichica. Wikipedia lo definisce, «motivo di sofferenza spirituale, specie se provocata da una realtà ineluttabile che colpisce o condiziona duramente il corso della vita». E «tu vuoi ch’io rinnovelli disperato dolor che ‘l cor mi preme», fa dire Dante al conte Ugolino, nei primi versi del XXIII Canto dell’Inferno.

Il dolore accompagna la vita umana come la gioia, la felicità, l’amore. Tuttavia, quando è fisico, ha una sua fondamentale e vitale funzione, in quanto è il mezzo con cui l’organismo segnala un “problema”, un danno. Secondo la definizione della IASP (International Association for the Study of Pain) e dell’Organizzazione mondiale della sanità, infatti, «è un’esperienza sensoriale ed emozionale spiacevole associata a danno tissutale, in atto o potenziale, o descritta in termini di danno».

Si compone di una parte percettiva, cioè la modalità sensoriale che permette la ricezione e il trasporto al sistema nervoso centrale di stimoli potenzialmente lesivi per l’organismo; una parte esperienziale (la vera e propria esperienza del dolore) che è lo stato psichico collegato alla percezione di una sensazione spiacevole.

Il dolore è, quindi, fisiologico, un sistema di difesa, quando rappresenta un segnale d’allarme essenziale per evitare un danno. Per questo ha avuto una funzione fondamentale nella sopravvivenza dell’individuo animale (dunque anche umano). I recettori del dolore sono in grado di identificare vari tipi di stimoli pericolosi che siano meccanici, chimici, termici. Non a caso i recettori sono presenti praticamente nella totalità degli organismi viventi non vegetali, proprio perché durante la selezione naturale la loro utilità ne ha preservato la funzione.

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