MEDICINE VISIONI

È nei muscoli il segreto dell’invecchiamento

È tutta italiana – padovana per l’esattezza – la scoperta dell’ormone dell’invecchiamento o, più esattamente, la scoperta che un ormone già noto per il suo ruolo nel migliorare il metabolismo di grassi e zuccheri, quando è prodotto dal fegato e dal grasso, è anche responsabile del danneggiamento e del deterioramento dei mitocondri, cioè delle centrali energetiche di ogni cellula, che inducono l’invecchiamento dell’intero organismo.

La scoperta è stata fatta in uno dei paesi più longevi del mondo – le donne italiane hanno una speranza di vita alla nascita di 84,9 anni e gli uomini di 80,3 a fronte di una media europea che è rispettivamente di 83,3 e 77,9 per non riferire di altre aree del mondo dove queste cifre sono veri e propri miraggi – dal team dell’Istituto molecolare veneto (Vimm) e dell’Università di Padova, ed è stata pubblicata sulla rivista scientifica “Cell Metabolism”.

Gli scenari che si aprono con questa acquisizione della conoscenza sono importanti non solo per la possibilità di vivere più a lungo, ma anche più in salute, allontanando il rischio di patologie croniche di tipo senile.

Infatti i ricercatori non solo hanno scoperto come e dove l’ormone FGF21 viene attivato, ma anche capito cosa lo “disattiva”. Spiega Marco Sandri, professore di Scienze biomediche dell’Università di Padova e co-autore della ricerca: «Lo studio ha evidenziato la doppia vita di FGF21. Oggi sappiamo che questo ormone, oltre che da fegato e grasso, è prodotto anche dai muscoli».

È proprio il ruolo dei muscoli nella produzione di elevati livelli di questo ormone che ha consentito di dimostrare il collegamento del FGF21 con l’invecchiamento e la morte precoce.

«Quando i livelli di questo ormone rimangono a lungo elevati, viene inviato un segnale di invecchiamento a tutto l’organismo – spiega ancora lo studioso –. La perdita di massa muscolare, maggiore negli anziani che non praticano attività fisica costante, sembra essere l’interruttore che alza i livelli di FGF21 a cui l’organismo risponde con un’infiammazione generalizzata e con l’invecchiamento di fegato, intestino, pelle, oltre che con la perdita di neuroni. La sedentarietà e la perdita di massa muscolare, quindi, mantenendo alti i livelli di questo ormone accorciano drasticamente la vita e la sua qualità».

Alla luce di questa importante scoperta, i ricercatori patavini sembrano guardare alla preparazione di farmaci che, bloccando l’iperproduzione dell’ormone dell’invecchiamento da parte dei muscoli, contrastino l’invecchiamento nelle persone che non sono in grado di esercitare una regolare attività fisica.

Per tutti gli altri, invece, il farmaco esiste già e si chiama semplicemente attività fisica.

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