DAILY LA PAROLA

Eccetera

Ecctera: origine, regole, usi e riusi di una delle parole più utilizzate nella lingua italiana. E non solo

Prima che una parola è il tentativo di risparmiare tempo e spazio in un testo in cui abbondano passaggi ripetitivi che sono perfino noiosi da scrivere per esteso. Il termine eccetera, nelle sue diverse varianti, accompagna discorsi impegnativi, documenti immersi nella burocrazia degli uffici pubblici, atti e negozi che regolano la convivenza civile e che impegnano notai, giudici, avvocati e segretari comunali, eccetera.

L’etimologia di un termine, che si classifica ormai come avverbio nella grammatica italiana, è certa. Il Calonghi, prezioso dizionario della lingua latina su cui hanno sudato migliaia e migliaia di studenti dei licei, traduce ceterus come “rimanente, ciò che resta, restante”. Meno certa è l’origine anche se l’uso di eccetera è documentato nella lingua italiana fin dal XIV secolo. Non dispiace pensare a un amanuense che un giorno abbia sintetizzato la faticosa opera di trascrizione di qualche testo ripetitivo con un opportuno et caetera o et coetera, diventato poi et cetera nel latino del basso Medioevo.

Ma anche i greci non avevano, in precedenza, disdegnato l’abbreviazione καὶ τὰ ἕτερα (kai ta hetera), che letteralmente significa “le altre cose”.

L’evoluzione della sintesi ha portato nel tempo da un lato ad ulteriori contrazioni del termine e dall’altro all’esportazione delle abbreviazioni anche in idiomi diversi. La Treccani promuovere le due più comuni grafie usate oggi per eccetera, ovvero etc. e ecc. con quest’ultima che, nei tempi recenti, ha un uso più frequente e meno riferito all’originaria espressione latina. È considerato errore invece omettere il punto dopo ecc o etc mentre è sconveniente ed è “vietato” (vedi suggerimento dell’Accademia della Crusca) l’uso di un altro punto a chiudere il periodo dopo ecc.
Ma se invece, come spesso accade, il termine ecc. chiude un periodo tra parentesi o una frase diretta tra virgolette, alla fine di un periodo viene accettata la grafia (…ecc.). oppure …ecc. Pur in contesto di abbreviazioni a gogo, non è lecito abbondare in punteggiatura, ovvero è considerato errore inserire i puntini di sospensione dopo ecc. Quindi mai una grafia del tipo ecc…

Abbreviare e quindi risparmiare tempo piace non solo in Italia. La parola eccetera ha un uso in Francia dove oggi prevale la grafia etc. rispetto al classico et cetera. Anche gli inglesi abbandonano spesso il loro tradizionale and so on e non si fanno scrupolo di adottare un analogo termine di origine latina. Ultimamente sono arrivati all’assurda grafia &c. che pare roba più da messaggino sms che non da normale testo per persone normali.

Del resto però c’è chi, non senza qualche ragione, considera queste reiterate abbreviazioni di eccetera come veri progenitori delle storpiature grafiche da telefonino, smartphone o tablet, del tipo: xché o peggio Xké, ba&ab (non sembrano ma sono baci e abbracci), 3mendo, Xfetto, ecc., ecc.