DAILY LA PAROLA

Fallito

Quando la Sea Watch è entrata nel porto di Lampedusa, dalla banchina alcuni individui ululanti hanno intonato un carosello d’insulti, variamente commentati sui social a seconda delle sfumature; a parte i classici «fatti stuprare dai negri, ti piace il cazzo nero», eccetera eccetera, come da sagra della turba sessuale classica di molti giovini con l’invidia del pene, un insulto usciva in particolare dal coro dei maniaci sessuali o legalitari – o entrambe le cose: «Siete dei falliti!!»

La parola fallito sta ad indicare il soggetto imprenditoriale al centro della procedura chiamata fallimento. Ci informa Wikipedia che il fallimento «è un istituto giuridico, regolato dalle normative del diritto commerciale, che tratta la situazione di un’impresa dissestata dal punto di vista finanziario».  Ma fallito è anche il participio passato del verbo fallire, del quale il Sabatini Coletti ci dà una serie di significati: «(aus. avere) Detto di persona, non riuscire a realizzare qlco., non raggiungere il fine desiderato: ho fallito nel lavoro; 2 (aus. essere) Detto di cosa, avere esito negativo, non riuscire; di cosa o di persona, fare fallimento.  Non riuscire a colpire qualcuno o qualcosa. Sinonimo, mancare: f. la palla  f. il colpo, mancare il bersaglio». Fallito poi è anche un aggettivo e un sostantivo maschile, e sempre il solito vocabolario ci dice che l’aggettivo significa: «1 Di persona, non riuscito, mancato: uno scrittore f.; di cosa, difettoso: un pezzo di ricambio f.; 2 dir. Che è sotto procedura fallimentare: imprenditore f.»; il sostantivo invece sta ad indicare: «1 Chi ha subito un dissesto finanziario; 2 Chi ha mancato gli obiettivi: sentirsi un f.»

Sorge spontaneo, però, un dubbio: data la natura degli ululanti, non è che «fallito» gli uscisse per assonanza con «fallo»? Gira e rigira, l’invidia del pene non ti perdona.

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