LA PAROLA

Farabutto

«Eh caro mio, te sei un bel farabutto!» In Toscana questa frase suona quasi come un complimento. Se qualcuno viene così “amichevolmente” appellato, infatti, è perché lo si ritiene un furbacchione, uno che la sa lunga e che non si lascia facilmente menare per il naso. Un dritto, insomma, un simpatico filibustiere, lemma che di farabutto è sinonimo.

In realtà, fuori dal dialetto, farabutto è tutt’altro che un complimento. Questo aggettivo, infatti, è riservato a persona capace di qualsiasi brutta azione, un mascalzone, un individuo sleale e senza scrupoli, un disonesto, un criminale, un truffatore, un imbroglione, un avventuriero. Dare del farabutto a qualcuno equivale a dire, in una sola parola, autentica canaglia.

Anche l’etimologia, benché non sia del tutto certa, non lascia spazio ai dubbi: che derivi dal tedesco Freibeuter, usato nel XVII secolo con il significato di corsaro e predone, dall’inglese freebooter o dall’olandese vrij-buiter, (pirata, predone), sempre al mondo della Filibusta (un’associazione di corsari e pirati, che operava nel Golfo del Messico intorno al 1700) rimanda. E con la Filibusta al gergo marinaresco, che con farabutti, definiva i marinai che vivevano alla giornata, senza né tetto, né legge e né Dio. Insomma non proprio personcine ammodo.

In Italia, l’aggettivo, compare intorno al XVIII secolo, in particolare nel napoletano, dove freeboter viene italianizzato in frabbotto, frabbutto (un po’ come la cingomma e il frigo del secondo Dopoguerra, rispettivamente da chewingum e fridge). Il significato non lascia scampo: mediocre e mezzo uomo, imbroglione, uomo di malaffare.

Si ha notizia di questa parola anche in letteratura. Secondo il magazine Treccani dedicato alla lingua italiana, compare, nel Settecento, negli scritti del poeta genovese Francesco Fulvio Frugoni che usa ferrabuto con il significato di soldato di ventura, masnadiero e, per estensione, mascalzone. Un secolo prima è il romano Bernardo Bizoni a usare faibutro con il significato di bandito.

In tempi più moderni (nel 2010) il disegnatore satirico Vauro, ai farabutti ha dedicato un libro. Farabutto (sottotitolo Dichiarazioni di amore molesto), uno sguardo graffiante sull’Italia, la politica, il pantano nostrano e internazionale, da cui emerge che il mondo è pieno di farabutti. Cosa ancor più grave, spesso se la cavano, perché non solo sono carogne, sono anche disonesti.

Ma ormai ai farabutti siamo assuefatti, se la passano peggio i galantuomini, gli onesti, i probi, i giusti. E siccome, come scriveva il poeta satirico latino Giovenale, «l’onestà è lodata da tutti, ma muore di freddo», largo ai farabutti, ahimè, in ogni tempo e in ogni luogo.

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