DAILY LA PAROLA

Faraone

Il sovrano dell'alto e del basso Egitto doveva essere giusto, animato dal rispetto per le istituzioni e dalla pietas per i culti divini. Gli stereotipi moderni l'hanno trasformato in un'inquietante macchietta

Questo termine traslitterato dal greco a sua volta traduce una difficilmente riferibile formula dell’egiziano antico che descrive il sovrano assoluto delle terre d’Egitto come la “Casa” materiale che permette allo spirito divino di incarnarsi nel mondo terreno; l’evoluzione e la definizione dell’istituto monarchico ha segnato la storia stessa dell’Egitto, ma secondo la dottrina religiosa del paganesimo egiziano, il mandato del sovrano deriva direttamente dal primo della linea di tutta le dinastie, il leggendario Dio Horus, figlio di Osiride che era riuscito a vincere le cospirazioni del maligno zio Seth.

Il sovrano dell’alto e del basso Egitto (esemplificati dalla corona bicolore di Horus) doveva essere giusto, animato dal rispetto per le istituzioni e dalla pietas per i culti divini.

Doveva affrontare cerimonie che ne mettevano alla prova persino la possanza fisica finanche in tarda età, per garantire che la sua integrità rimanesse adeguata al suo ruolo; abbiamo ancora nelle cronache e nei resoconti elaborati dagli archeologi una varietà enorme di figure storiche che risaltano per coraggio, intelligenza e ambizione quanto i condottieri e i sovrani delle età più vicine a noi: ricordiamo l’ambizioso Akhenaton, pseudonimo di Amenofi IV, è considerato da alcuni filologi l’inventore del monoteismo; o Ramses II, leggendario per la longevità e per il buon governo.

Eppure, nell’immaginario comune, il sovrano  dell’Egitto è ridotto a una inquietante macchietta, al più caricaturale esponente dello stereotipo del Dispotismo Orientale, buono a essere un cattivo per storielle e cartoni animati, ancora più bidimensionale del “Cattivo visir”.

Può darsi che la colpa sia da dare a millenni di letteratura biblica (ed ebraica) filtrata attraverso la trattatistica e la moralistica cristiana: il primo faraone buono dell’antico testamento che accoglie i figli di Abramo in Israele viene soppiantato dall’avversatore di Mosè; il termine faraone ritorna nel mondo moderno come accusa per i politici e gli imprenditori di parti avverse, come alternativa esotica all’insulto “fascista” per stigmatizzare la supposta tirannia dell’appellato.

Inesorabile sembra questa orribile reputazione da stereotipo di despota orientale che ha corrotto la memoria dei Faraoni, ma in realtà esiste anche un altro stereotipo secondario sulla figura del Faraone: i re-maghi saggi e mistici che hanno portato nella tomba segreti che hanno fatto paura persino a Napoleone.

Una forma teosofica di apprezzamento verso queste figure, l’unica alternativa positiva allo stereotipo malvagio del faraone; una maschera di esotismo a uso e consumo delle piccole e medie borghesie occidentali ma pur sempre più gradevole e veritiera dell’altra tirannica maschera.

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