LA PAROLA

Futurità

Futurità, sostantivo femminile che ci dice che stiamo parlando di situazione o circostanza del futuro.

Viene usato in relazione ad un altro sostantivo: il bene. In ambito giurisprudenziale, là dove si parla di donazioni, successioni, eredità.

L’uso poliedrico è il più piacevole perché si può applicare a seconda delle proprie esigenze. Ad esempio, George Steiner dice: «Tagliata fuori dalla futurità, la ragione si seccherebbe», dunque parliamo di fertilità del senso in relazione strettissima con la nostra capacità di ragionare, creare, ipotizzare.

Pokemon ci dice invece che «non sapere cosa accadrà è il pepe della vita». E cioè che «l’incertezza del futuro è ciò che dà gusto al presente».

Catastrofista e pessimista è invece il pensiero di George Orwell sulla futurità: «Se vuoi un’immagine del futuro, immagina uno stivale che calpesta un volto umano. Per sempre».

In filosofia si abbinano a futurità anche passatezza e presentezza.

Si lega alla patafisica.

Si usa nella comparazione accademica tra le lingue principali, italiano francese inglese. Sempre il buon Steiner dice che «la lingua ci consente di dire ciò che è o di sperare ciò che ancora non è presente in un piano di futurità o futurabilità».

Diciamo anche che differenze di significato tendono alla futurità e che spesso si ascoltano ragionamenti colmi di futurità. Anche se Edgar Morin riflette sul fatto che «la prima difficoltà di pensare il futuro è di pensare il presente».

Degna sintesi potrebbe essere un classico agostiniano. Sant’Agostino dice infatti: «I tempi sono tre; il presente del passato, il presente del presente e il presente del futuro … il presente del passato è la memoria, il presente del presente è la visione, il presente del futuro è l’attesa».

Ma futurità è anche una bellissima parola da rivolgere ai propri nipoti. Perché la nostra futurità sono loro.

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