DAILY LA PAROLA

Gattamorta

Non c’è niente da fare. È proprio insita nel dna di molte (troppe) donne, la capacità di apparire debole, fragile, insicura e bisognosa, così irresistibilmente attraente per molti (troppi) uomini. È la gattamorta  – anche staccato, gatta morta – l’equivalente del partenopeo unisex “chiagne e fotte”, che spinge più sul concetto fottere, nel senso di imbrogliare, ma che ben rende l’idea.

La gattamorta è pericolosissima e deleteria, perché con il suo atteggiamento remissivo smuove l’istinto di protezione del maschio, il quale non si rende conto – tapino – che in realtà è lei a condurre il gioco e a sedurlo senza dargli l’idea di farlo in modo intenzionale, usando questo stratagemma per raggiungere i propri scopi. Svenevole fino alla nausea, dietro all’immagine dolce, timida e indifferente a ogni lusinga, nasconde una personalità malevola, aggressiva, ficcanaso, intrigante e sleale.

Anche in questo caso, come già avvenuto per altri aggettivi presi in prestito dal mondo animale (vedi qui sciacallo), non ce ne vogliano gli amici di PETA – People for the Ethical Treatment of Animals (associazione che Fiorenzo Bucci ha scovato e ha raccontato per TESSERE) se una felina (morta) è diventata il simbolo di un tale atteggiamento.

In realtà tutto nasce da un gatto (maschio) che finge di essere morto, ma siccome questo modo di essere e di fare è tutto e solo femminile, il gatto è diventato una gatta. L’origine di gattamorta, infatti, risale alla favola di Esopo Il gatto e i topi. La storiella racconta di come un gatto, per catturare i topi sopravvissuti alla caccia e ben nascosti nelle loro tane, si fosse finto morto. Salito su un ramo si era lasciato dondolare come un corpo senza vita, in attesa che i topi uscissero allo scoperto, ritenendo passato il pericolo. Ma i roditori si rivelano assi più furbi del gatto: «oh, certamente sei molto intelligente – gli dicono – ma puoi anche diventare un sacco di farina se vuoi, tanto nessuno di noi sarà così stupido da avvicinarsi a te».

Conclusione: i topi di Esopo sono molto più intelligenti di tanti bipedi maschi.

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