LA PAROLA

Ghosting

Il fantasma del Louvre

Sparire senza lasciare traccia, per non soffrire e non far soffrire. Dopo la fine di una relazione, ma anche dopo il primo appuntamento se non c’è idea di un secondo, sembra proprio che l’unico modo per uscirne senza far danno sia sparire, diventare un fantasma. Ghost in inglese, da cui la parola ghosting.

Secondo i patiti del gossip, avrebbe utilizzato questa poco simpatica (per chi resta) strategia anche Charlize Theron, per mollare un affranto Sean Penn. È semplice: basta non farsi trovare, non rispondere agli sms, alle mail, al telefono, resistere per il tempo necessario a far sì che il mollato/la mollata si stanchi di cercare e il gioco è fatto.

Non c’era certo bisogno di usare una parola inglese per descrivere questo metodo di sicuro successo, ma di dubbio gusto, utilizzato da sempre: eclissarsi, scomparire, svanire, dileguarsi, volatilizzarsi, far sparire le proprie tracce, finanche darsela a gambe. Tutti sinonimi di ghosting che in italiano risulta intraducibile, se non con una perifrasi, ad esempio “fare come un fantasma”, o peggio ancora con l’impronunciabile fantasmizzarsi.

Certamente non è la stessa cosa dell’agile inglese che, ai tempi dei social e di whatsapp semplifica oltremodo la comunicazione, rendendola anche parecchio più superficiale. In questo caso c’è pure di che essere contenti, visto che almeno non c’è stato il tentativo di italianizzare la parola aggiungendo la desinenza -are che di solito si accompagna ai verbi derivati dall’inglese (vedi la parola taggare, già argomento di queste pagine).

Ma siccome al peggio non c’è mai fine, dopo ghosting è diventata di moda un altro termine, che anche in questo caso descrive un atteggiamento noto, per lo più appannaggio degli uomini: zombieing, o meglio riapparire dopo essere scomparsi, come appunto gli zombies che tornano dalla morte. In poche parole, dopo che una persona ha chiuso la frequentazione scomparendo nel nulla e senza dare spiegazioni, riappare di colpo, resuscita con un messaggio oppure dà un segno di sé con un like su facebook, un cuoricino su instagram e via con altre amenità.

Certo che raccontata così, l’interazione amorosa del XXI secolo fa rivoltare nella tomba Foscolo, Verga, Ghoete, Choderlos de Laclos e i protagonisti dei loro romanzi epistolari. Difficile immaginare Jacopo Ortis e il giovane Werther che fanno zombieing e il visconte di Valmont che fa ghosting. Altra epoca e altro stile. Le eroine romantiche dei romanzi dell’800 e i loro corrispettivi maschili sopportavano l’abbandono, il ritorno, la scomparsa dedicando all’amata/amato fiumi di lacrime e litri di inchiostro. Ma i tempi cambiano, dal piccione, al postino, alla fibra, sembra diventato infinitamente più rapido anche incontrarsi e lasciarsi, o quantomeno più “sintetica” la definizione: situazione vecchia come il mondo, parola nuova di zecca.

E mentre Werther abbandona amici e affetti per non ferire la povera Eleonora, che «andava covando una passione nel suo povero cuore» per lui, e utilizza tre pagine per raccontare il suo ghosting, arriva anche il breadcrumbing del visconte di Valmont ai danni di Madame de Tourvel, ma solo dopo averla posseduta e messa in panchina, il benching appunto.

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