LA PAROLA

Giullare


Giullare deriva da un termine dell’idioma trobadorico, joglar, che deriva a sua volta dal latino iocularis, ed il significato base è quello di un guitto con grandi doti acrobatiche ed atletiche.

Il giullare però è molto di più che un giocoliere, è una delle figure simboliche più ricorrenti della storia occidentale; un buffone, vestito con abiti caricaturali e sgargianti, come calzoni fuori misura e cappelli con sonagli che lo segnalano ad distanza, che si muove contorto o scattoso negli scenari delle corti e delle dimore nobiliari, oppure nelle feste di paese, dell’iconografia medievale; non solo gli indumenti lo contraddistinguono, assieme agli equipaggiamenti come la bacchetta, strumenti musicali rumorosi ed altri ammennicoli; fa le capriole, le pernacchie, Il giullare è squilibrato non solo nell’atteggiamento che ne deforma i tratti somatici, ma esegue anche movimenti esagerati ed abnormi, che spesso finiscono in orrendi capitomboli quanto in miracolose acrobazie; e, soprattutto, ripete battute che nessun altro si può permettere; siccome è in fondo alla gerarchia, qualsiasi cosa egli dica non viene vista come un attacco al potere perché non egli ha alcuna dignità, apparentemente.

Il giullare, come Rigoletto, è sempre stato molto probabilmente un essere umano segnato da una devastante, insidiosa diversità; questa diversità si è verificata molte volte in una deformità, una malattia psicofisica, sindromi schernite o temute prima della medicalizzazione e del biopotere; a queste si potevano collegare anche malattie più sottili, peccati di accidia e furia o squilibri degli umori; innumerevoli avranno indossato la casacca del giullare non solo perché non potevano fare altro, ma per qualche sofferta scelta; nell’età barocca, in Spagna qualcuno chiese una patente di giullare, ma che mestiere è il giullare? È talmente rovinoso che fa sembrare il porcaio ed il biscazziere come piccolo-borghesi rispettabili; non solo parte dalla rovina, ma in sé umilia ed abbassa ancora di più chi lo pratica, con la ricompensa di un misero sostentamento o di una misera tolleranza da parte dei normali.

Che senso ha il giullare? Il giullare si umilia da solo in modo esagerato, come se il figlio dell’Uomo accettasse di venire malamente scortato su dorso d’asino, o venisse schernito e disprezzato dalla folla che prima lo adorava; sarebbe il caso di indagare se esiste nelle culture dei paesi islamici un equivalente del nostro folle, del nostro giullare, di un mostro che accetta di soffrire per un motivo non comprensibile; perché Francesco si disse il Giullare di Dio?

Il motivo forse è estremamente banale: sopravvivere; tutti quei mostri, quegli invertiti, quegli apocalittici, sceglievano di farsi tollerare indossando una veste sgargiante ed accodandosi servilmente ad un potente per ammansirlo con la propria ilarità; il giullare è un servo del potere, il peggiore, un autentico mago che perora, con imbrogli e sotterfugi, la causa del potere bieco; il comico è un mostro abietto, che commette il repellente imbroglio di simulare la contestazione per poi nutrirsi delle frattaglie fredde che gli vengono lanciate dalla tavola dei signori; e allora uccidiamo questi finti alleati del popolo, bruciamoli sul rogo, tagliamogli la lingua!

«Guarda mio Signore, guarda come è ridicolo quel pezzente canuto che ha buttato a mare la carriera di scrittore nazionale per costruire una fattoria e farsi cornificare dalla moglie! O quell’avvocato che si infila in uno straccio bianco e marcia chilometri per un po’ di sale! Oppure quel dottorone tedesco che si è fatto rinchiudere nel suo proprio ufficio come un carcerato senza che il suo allievo prediletto dicesse nulla per proteggerlo! Oppure guarda quella povera signora scrittrice che si è gettata nel fiume perché non voleva dare noia al marito che la tollerava benissimo! Ma mio signore, guarda là, quella piccola nave, carica di anime vaganti, sembra una nave dei folli! E guarda quel capitano, così baldanzoso! Dice di avere paura dei pagliacci, ma chi dice ciò, mio Signore, mi sembra come il gatto che alza il pelo quando passa dinanzi allo specchio!».

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