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Gruppi di famiglie insieme per il benessere

Un libro di Eduardo Mandelbaum, psicanalista argentino di formazione freudiana, illustra l'esperienza dei Gruppi Multifamiliari dal punto di vista della Psicoanalisi Integrativa: un approccio alla malattia mentale e al disagio sociale, improntato prevalentemente sulla condivisione delle proprie esperienze ed alla modificazione con questo percorso delle relazioni “storte” venute a crearsi nel loro microcosmo.
Eduardo Mandelbaum

Eduardo Mandelbaum è uno psicanalista di formazione freudiana, che, insieme a Garcia Badaracco, da più di 45 anni ha messo a punto in Argentina un approccio alla malattia mentale e al disagio sociale, improntato prevalentemente sulla condivisione delle proprie esperienze ed alla modificazione con questo percorso delle relazioni “storte” venute a crearsi nel loro microcosmo (qui l’intervista rilasciata a Daniele Pugliese per il “Sole 24 Ore sanità”).

Teoria e Pratica dei Gruppi Multifamiliari dal punto di vista della Psicoanalisi Integrativa, è il titolo del suo libro, tradotto dalle socie di TESSERE Cristina Canzio e Vanessa Zurkirch, che illustra l’esperienza e la metodologia praticate ed ora applicate anche in Italia dall’Associazione Italiana Gruppi Multifamiliari (AIGM).

Il Gruppo Multifamiliare consiste in riunioni di intere famiglie pluri-generazionali che si incontrano e lavorano conversando tra loro, coordinate da uno o più specialisti formati ad hoc, i quali operano in co-terapia e in équipe. Il modello permette un’ottimizzazione delle risorse, oltre che una più adeguata ed efficace risposta al disagio psicologico da parte di tutte le professionalità (psichiatri, neuropsichiatri infantili, psicologi, psicoterapeuti, educatori professionali, assistenti sociali, infermieri ecc.) che operano nei servizi e nelle istituzioni e gravitano intorno a situazioni multi-problematiche degli individui e delle famiglie.

Il libro verrà presentato all’Auditorium Stensen in viale Don Minzoni 25/C a Firenze mercoledì 13 settembre alle ore 19. Con l’autore saranno presenti Francesco Comelli, membro della International Psychoanalytic Association (IPA), Massimo De Berardinis, psichiatra, psicoterapeuta e direttore dell’Area salute mentale adulti della Asl Toscana Centro e Laura Belloni, responsabile del Centro di riferimento toscano sulle criticità relazionali (CRRCR).

Pubblichiamo in esclusiva alcuni stralci dall’introduzione del libro di Eduardo Mandelbaum:

EDUARDO MANDELBAUM

Al giorno d’oggi sarebbe ridondante parlare dei cambiamenti nei rapporti socioculturali, che vedano profondi mutamenti nella percezione della soggettività per gli individui che fanno parte dei nostri collettivi sociali.

I mutamenti nella stessa configurazione delle famiglie, l’influenza della globalizzazione, la penetrazione trans-soggettiva dei media e la digitalizzazione della comunicazione, avvengono in modo che ne risultino permanentemente alterate la scala di valori tradizionali e, di conseguenza, le loro risposte esistenziali.

Alle diverse forme di violenza (familiare, scolastica, sociale) si associa un incremento della delinquenza, dell’alcolismo, delle dipendenze e di diverse forme di disturbo mentale come psicopatie, perversioni, caratteropatia, sociopatia e depressione.

Viviamo attualmente quella che potremmo definire «una diminuzione traumatica della qualità di vita nella società».

Utilizziamo il concetto di qualità di vita non soltanto per riferirci al livello di ricchezza o all’impiego che uno ha, quanto anche per indicare tutta una serie di “categorie” qualitative come la qualità dell’ambiente fisico, il degrado architettonico urbano, la salute fisica e mentale, l’educazione, il tempo libero, l’integrazione sociale.

Questa diminuzione della qualità di vita, sempre più presente anche nei discorsi che si sentono quotidianamente, sono di una entità tale che anche la psicologia e la psichiatria nei suoi diversi ambiti teorici, disciplinari e applicativi parrebbero non essere in grado di mitigare la sofferenza umana, con le risorse finora a disposizione.

Che fare?

Sono ormai già più di quarantacinque anni di esperienza clinica e di riflessioni teoriche realizzate nel campo della terapia multifamiliare ad avermi incoraggiato a presentare questo dispositivo come uno strumento alternativo per questa dura battaglia professionale.

Durante tutto l’arco di questo periodo trascorso nelle istituzioni, le continue riunioni con ogni genere di pazienti e partecipanti ai Gruppi Multifamiliari ci hanno insegnato quanto la ricchezza di questa esperienza di incontro fra e con le famiglie, vada ad incidere nel processo di risoluzione di situazioni vitali colpite su molte sfumature di sofferenza come il patimento, l’afflizione, la tribolazione. I pazienti ci hanno insegnato a ripensare le nostre concezioni teoriche e le nostre modalità tecniche.

In questo modo è apparsa evidente la nostra necessità di integrare.

Integrare

Le idee circa l’integrazione (cosa integrare? e come integrarlo?) dei diversi livelli teorici, clinici, esperienziali, istituzionali ecc. ci hanno praticamente imposto di render conto ad una realtà rivelatasi di natura sempre più ipercomplessa. Il miglioramento della qualità di vita, ad esempio, dipende dall’integrazione di una grande quantità di agenti sociali come educatori, economisti, politici ecc. L’integrazione di questi fattori è spesso difficile da raggiungere, soprattutto per il gran numero di implicazioni insite nelle trame di potere.

Il lavoro con il Gruppo Multifamiliare fornisce ai professionisti della salute mentale uno strumento valido per portare avanti in gruppi numerosi la propria lotta a problematiche complesse come quelle che colpiscono gravemente la qualità di vita e che abbiamo sopra descritto. Se consideriamo i parametri delle risposte dei pazienti alla cura ottenute attraverso il Gruppo Multifamiliare in termini di tempo e di risorse necessarie per la realizzazione della propria funzione, tali parametri risultano soddisfacenti.

Affrontiamo ora alcune riflessioni circa la natura dei cambiamenti che avvengono in seno ai Gruppi Multifamiliari.

Il cambiamento

Le ricerche degli ultimi decenni analizzano i comportamenti disfunzionali mettendo in relazione le alterazioni della salute fisica e mentale con quelle profonde dei vincoli familiari. «Isolandosi nel proprio dolore, le famiglie vivono queste esperienze drammaticamente, cronicizzando la sofferenza e aggravandone l’intensità».

«Quando le esperienze possono essere condivise con altre famiglie si producono apprendimento e risonanze che alleviano il dolore e permettono un miglioramento in termini di qualità della vita» (citato nel testo di diffusione dell’attività multifamiliare rivolta alla comunità di San Isidro).

[…] queste risonanze sono le risorse principe, nel Gruppo Multifamiliare, per il raggiungimento dei cambiamenti psichici che vorremmo per i singoli e per le famiglie. Reindirizzando il funzionamento familiare, possiamo alleviare e limitare la sofferenza dei suoi componenti, oltre a favorirne la prevenzione.

L’efficacia e il valore della prevenzione sono anch’essi aspetti determinanti del dispositivo multifamiliare a cui è dedicata l’intera opera.

L’efficacia

Approfittando delle sinergie positive del gruppo, i Gruppi Multifamiliari modificano le condizioni stesse di generazione e mantenimento del malessere, ottenendo risultati in tempi relativamente brevi.

Il lavoro in équipe, di “completamento” dei Gruppi Multifamiliari, consente ai terapeuti di coordinare i propri compiti in modo molto più efficace e riduce drasticamente le ore a carico di ogni operatore, ottimizzandone i tempi di lavoro e snellendo le liste d’attesa.

Chiamiamo questo risultato di coordinamento fra terapeuti effetto sinergico dei trattamenti.

Uno dei vantaggi garantiti dalla tecnica del Gruppo Multifamiliare è quella “dell’economia della ratio” terapeuta-paziente. Tenendo sempre conto della propria esperienza clinica e del tipo di patologia trattata: due professionisti con un’adeguata formazione possono farsi carico in co-terapia del coordinamento di questi gruppi.

La prevenzione

L’attività del Gruppo Multifamiliare dà la possibilità di rilevare patologie latenti (situazioni di stress, lutti, conflitti celati, severe depressioni in “status nascendi” che rischiano poi di sfociare in suicidio, esplosioni delittuose, atti criminosi ecc.) che, se individuate precocemente, risparmiano a pazienti e terapeuti sofferenza, tempo, sforzi e complicazioni futuri.

In questo senso al concetto di Prevenzione ben si adatta il motto «operare perché il conflitto non divenga malattia».

Queste riflessioni teoriche e i loro risultati sono contenuti nel programma del corso di formazione per coordinatori di Gruppi Multifamiliari che dal 2004 si svolge nell’ospedale centrale di San Isidro.

Il funzionamento del dispositivo si attua nelle sedute, sorrette dai partecipanti (famiglie, pazienti “designati”, persone che assistono senza accompagnatori, persone accompagnate da qualche amico o amica ecc.) ed i membri dell’équipe di co-terapia.

La dinamica specifica dei Gruppi Multifamiliari è quella di un Gruppo formato da altri Gruppi; alcuni preesistenti, altri che si formano lungo il percorso terapeutico. Essendo il Gruppo Multifamiliare formato da famiglie già caratterizzate da dinamiche proprie, si presenta con una struttura particolarmente articolata. Dovrà tenere conto delle configurazioni precedenti, che sono quelle designate a trasformare famiglie patogeniche o disfunzionali in famiglie “normogeniche” e “funzionanti”.

Coordinamento e conduzione delle sedute dei Gruppi Multifamiliari impongono la presenza di più terapeuti e un funzionamento dell’équipe in co-terapia. Tale lavoro prevede la necessità di uno spazio deputato all’analisi e all’articolazione teorica e tecnica di modalità e stili operativi di comprensione dell’approccio multifamiliare.

In questo capitolo sono inoltre sviluppate le differenze e le sovrapposizioni fra i compiti di conduzione e coordinamento, insieme ai rispettivi indicatori tecnici.

Gli elementi e le tecniche di cui dispongono i coordinatori, che noi indichiamo con il termine generico di “Interventi”, meritano di essere descritti e sistematizzati, per permettere lo studio e la comprensione dei loro molteplici effetti nel campo gruppale multifamiliare.

Interpretazioni, speculazioni, segnalazioni, domande, indicazioni, riflessioni condivise ed altre tipologie ancora di intervento vanno tutte analizzate in relazione al funzionamento delle sedute multifamiliari.

Dopo la seduta gruppale è necessaria una “Riunione di Elaborazione”, in cui studiare i risultati “sul campo” dei Coordinatori; questo per migliorare l’apprendimento e favorire così una ricerca costante sull’andamento del dispositivo e progressi ottenuti da famiglie e singoli pazienti.

I processi terapeutici costruiti su di un’“impalcatura” multifamiliare non mancano di interessare anche gli stessi membri dell’équipe terapeutica, che a loro volta hanno la possibilità di migliorarsi, sia come professionisti che come esseri umani.

Le complesse relazioni fra dispositivo, équipe terapeutica e istituzioni (assistenziali, comunitarie, formative ecc.) necessitano di un tempo sufficiente e di uno spazio dove esporre le proprie questioni.

Grazie alle caratteristiche peculiari delle proprie dinamiche, il Gruppo Multifamiliare consente un’operazione diagnostica singolare. […]

La differenza del dispositivo multifamiliare, rispetto ad altri dispositivi affini quali la Terapia Familiare e il Gruppo Terapeutico, ha portato alla comprensione dei suoi diversi elementi e configurato la nozione di Vincolo come unità di analisi che permetta lo studio del modo in cui nei dispositivi nominati nascono e cambiano i legami fra i soggetti.

Un’indagine statistica puramente indicativa condotta su 47 pazienti dei Gruppi Multifamiliari, ha comunque reso possibile determinare il cosiddetto “Indice di Soddisfazione Soggettiva” (ISS) relativo alla soddisfazione del trattamento terapeutico da parte dei pazienti; i risultati sono stati poi incrociati con il numero di sedute cui hanno presenziato i pazienti del campione di riferimento.

Questo ha permesso di determinare la quantità media di sedute statisticamente necessaria per riscontrare cambiamenti apprezzabili all’interno delle famiglie e nei soggetti.

Ulteriori risultati dell’indagine hanno permesso di individuare le motivazioni che hanno spinto i partecipanti a partecipare, oltre che di stabilire quali siano i diversi canali attraverso cui si arriva a rivolgersi ai Gruppi Multifamiliari.