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Ikonda 4: Quel figlio gentile che accompagna il padre a morire

Quarta tappa di un’esperienza trascorsa a Ikonda in Tanzania in un ospedale dove c’è molto da imparare. L’ha fatta una socia di TESSERE impegnata in un progetto di aiuto medico promosso dal Comitato Collaborazione Medica (CCM), una Ong fondata nel 1968 da un gruppo di medici torinesi impegnati a garantire il diritto alla salute e l’accesso alle cure  alle persone più vulnerabili nei paesi più poveri. Oltre che in Tanzania è presente in Burundi, Etiopia, Kenya, Somalia, Sud Sudan e Uganda.

BARBARA GREPPI

Settimana mondana a Ikonda. Quest’angoletto di Africa è stato teatro di non pochi eventi.

Una cena “formale” con un alto funzionario governativo, venuto a trovarci con moglie e uno dei figli (16 anni circa). Ora è in pensione, ma è stato segretario del presidente, viene spesso in zona perché ha una tenuta agricola qui vicino. Serata impacciata, per fortuna breve. La signora è muta, apre bocca solo per trangugiare allarmanti quantità di cibo (è obesa). Lui parla swahili con Manuela e Padre Tesha. Il ragazzino… si fa i selfie, unico momento di vivacità, quando arriva la torta, poi si fa fotografare mentre, con mezzo avambraccio ingombrato dall’enorme Apple Watch che è impossibile non notare, la taglia per sé, guardandosi bene dall’offrirla.

Il giorno dopo la noia della serata viene ampiamente compensata: ho invitato a cena fuori Nzoa (il “mio” dottore), Ilomo (il medico del reparto “Donne”), Houston (il responsabile del laboratorio) e Otomali (il mago locale delle telecomunicazioni), oltre al trio di medici italiani (il mio tutor e due chirurghi pediatrici) che si trovano a Ikonda in questo periodo.

Abbiamo optato per il ristorante creato dall’instancabile Padre Sandro, gestito dalle stesse cuoche che si alternano nella nostra mensa; il ristorante è nel piazzale subito prima della cinta ospedaliera, di fronte alla Nuru House, la Casa della Luce, il dormitorio delle donne in attesa di travaglio.

Menu tanzaniano: camdé (zuppa di fagioli e mais), cucu (pollo), samosas (sfoglia fritta ripiena di un pasticcio di carne e verdure), riso pilau (spezia tra lo zenzero e la curcuma), mcicia (la mia passione, una via di mezzo tra spinaci e cicoria, molto gustosa), popcorn e… patate fritte!

Bevande: birra, immancabili fanta e coca, e tangawiri, una specie di Sprite di zenzero (senza zucchero, sarebbe anche buona). Cena allegrissima, durante la quale Houston ci conferma il gossip della settimana: si sposa… l’indomani! Vuole “12 figli più un ricambio” (no comment), beninteso siamo tutti invitati alla cerimonia.

Ed eccoci quindi all’ultima mondanità, il matrimonio di Houston. Sposa in bianco, lui con una specie di smoking champagne-rosa, damigelle in fucsia e nero, fiocchi dappertutto: all’insegna della sobrietà!

Scopro intanto da Manuela che hanno già un figlio. Qui, è una prassi abituale: non c’è cattolicesimo che tenga, prima di unirsi nel sacro vincolo si verifica la fertilità della coppia.

Scopro anche che le donne che riescono a studiare e a conquistare un lavoro qualificato (per esempio, le infermiere) stanno cominciando a ribellarsi. Rifiutano di sposarsi, fanno figli e se li crescono da sole, non vogliono uomini a spillare loro soldi e magari riempirle di botte.

L’emancipazione femminile, ne sono sempre più convinta, è l’unico possibile motore verso un mondo meno ingiusto. Mi sfugge perciò un inopportuno “brave!” che mi vale la convergenza di molteplici occhiatacce, Padre Tesha e Padre Zubia in primis, ma non solo.

Il lavoro è stato al solito tanto, siamo saltellati tra malarie e polmoniti, tubercolosi, vari tumori talmente avanzati che se ne intravedono le masse a occhio nudo, non serve nemmeno palpare. Parecchie anemie gravi: 3-4 di emoglobina, noi non alzeremmo nemmeno una palpebra, questi arrivano sulle loro gambe dopo le solite vie crucis e ti dicono anche che stanno “benino”. Per i motivi più vari, la solita infinita processione di AIDS.

E poi le ulcere “cutanee”, per le quali le virgolette sono d’obbligo, essendo la cute un lontanissimo ricordo: l’infiammazione si è spolpata cute, sottocute, muscoli. Sono croniche, e non ho altre parole adatte a rappresentarle. Bisognerebbe fotografarle, ma il rispetto mi impedisce di farlo.

Un caso mi ha colpito immensamente: un bellissimo signore sui 60 anni, con due occhi luminosi e intelligenti che capirsi era facilissimo, ci ha portato l’anziano padre, stessi occhi brillanti in una specie di vecchio albero nodoso e rinsecchito.

Due settimane prima, il vecchio aveva iniziato a riparare il tetto di casa, finendo però schiacciato sotto un mucchio di mattoni. Si era rialzato, ma aveva smesso di mangiare. Per forza: il peso dei mattoni gli ha rotto tre costole, che gli hanno forato la pleura, facendogli collassare il polmone.

Purtroppo, hanno aspettato troppo, non è più possibile cercare di riespandere il polmone; spieghiamo che possiamo solo trattarlo sintomaticamente, sperando che il suo organismo trovi un compromesso compatibile con la vita. Accettano di provare, eccoli lì, il figlio ritto in piedi a fianco del letto con il padre, un mucchietto d’ossa contorte che a mala pena sollevano le lenzuola.

Uno, due, tre giorni, sempre gentile e attento il figlio, invariato il padre. Al quarto giorno, il figlio ci prega di lasciarli andare; non chiede e non vuole spiegazioni, sa che suo padre deve tornare a casa a morirsene in pace. Ce lo chiede, sempre dritto come un fuso, con gli occhi tristi e ansiosi, chiaramente colto dalla paura che in qualche modo gli si possa negare la dimissione (e magari, altrove è così: più dura il ricovero, più l’ospedale guadagna).

Si illumina, quando gli diciamo «certo» e gli diamo quel poco che possiamo per alleviare le sofferenze del viaggio e dell’inevitabile agonia che lo aspetta. Ci ringrazia come se avessimo compiuto un qualche strano miracolo…

A proposito di miracoli, uno è avvenuto davvero: avevo raccontato del giovane inviato dal Signore per sconfiggere l’AIDS? Beh, con un aiutino farmacologico, si è convinto di avere una nuova missione divina: sposare una bella ragazza e procreare un esercito di agguerriti combattenti del virus!

4 Segue

Ikonda 1: L’insegnamento della donna scricciolo

Ikonda 2: Quando una pisciata ha del miracoloso

Ikonda 3: Serpenti, morsi di donna e… iene

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