Nel centro storico della città iniziò a svilupparsi un certo interesse per gli acquisti di immobili. Le strade strette erano ricche di scorci romantici, di vecchie botteghe di robivecchi e antiquari, di piccole librerie e rivendite di alimentari. In seguito a ciò aprirono alcune agenzie immobiliari che esponevano nelle vetrine al piano strada belle fotografie di caratteristici appartamenti in vendita. Questa esposizione attirò l’attenzione di turisti abbienti che iniziarono ad acquistare case nella città d’arte, facendo aumentare i prezzi e arricchendo gli agenti immobiliari.
I nuovi residenti adoravano camminare per le strade guardando i negozi tipici e i laboratori artigiani. Aumentarono i prezzi ma anche le compravendite e aumentò di conseguenza anche il numero degli intermediari. Questi iniziavano ad accaparrarsi qualsiasi fondo con vetrina sulla strada dove mettere le accattivanti immagini di deliziosi bilocali con affaccio su stradine medievali, che però iniziavano ad essere un po’ piene di vetrine di “real estate” Oramai era praticamente impossibile per un ricco residente camminare per la strada senza essere attratto da un annuncio di qualche immobile dove avrebbe adorato vivere, almeno qualche giorno al mese. Nel frattempo salivano i prezzi al metro quadro ma salivano anche i contratti di acquisto e, in maniera esponenziale, cresceva il numero delle agenzie immobiliari, alla ricerca di ricche provvigioni . Nel giro di qualche mese tutte le botteghe artigiane, dico tutte, avevano lasciato il posto alle agenzie e tutte le case, proprio tutte, erano state vendute. Non c’era più offerta, non c’era più intermediazione. I ricchi proprietari di bellissimi appartamenti andavano a passeggiare solo fra agenzie immobiliari che, per di più, offrivano tutte solo quei 4 o 5 appartamenti che non erano stati ancora venduti. Molti iniziavano ad annoiarsi e si domandavano se veramente avessero fatto quel grande affare che pensavano. Qualcuno iniziò a vendere, qualcun altro lo imitò e i prezzi iniziarono a scendere vertiginosamente come se si fosse stati nella Orano de La peste. Le agenzie, dopo alcuni mesi di inattività, iniziarono a chiudere perché le spese di affitto superavano di gran lunga gli introiti che si erano praticamente azzerati. Finché un benestante con la passione del giardinaggio, decise di rilevare un fondo dove aveva avuto sede una delle prime agenzie, per iniziare come passatempo, un’attività di fioraio. Altri due o tre proprietari, che coltivavano lo stesso hobby , decisero di fare il fiorista per passatempo, comprando i locali dove le agenzie immobiliari avevano chiuso. Così, nell’arco di qualche mese, tutto il quartiere venne guarnito da vetrine di azalee, rododendri, begonie e fuori, sulla strada, venivano appoggiati su rustiche scalette di legno di castagno vasi di ciclamini, di felci, di roselline. La gente veniva da tutta la città e anche dai comuni limitrofi a bearsi di quella giungla urbana e a sentire i profumi delle infiorescenze. Era così bello che qualcuno provò ad informarsi da qualche fioraio se per caso sapeva dare indicazioni di un appartamento in vendita , di una mansarda in affitto , perché senz’altro anche ai secondi piani e ai terzi, si sarebbe potuto sentire quel delizioso profumo e affacciandosi alle finestre si sarebbe visto, a primavera, un trionfo di colori. Qualcuno trovò una casa da comprare, pagando una cifra abbastanza onesta, qualcun altro fu costretto a sborsare qualche centinaio di euro a metro quadro in più, perché, si sa, aumentando la richiesta il prezzo di offerta sale. Il mercato immobiliare della città iniziò di nuovo a muoversi, come un insetto intorpidito dopo la notte, ai primi raggi del sole di gennaio.
Un bel giorno, al posto di un elegante negozio di orchidee, apparve una piccola agenzia immobiliare con una vetrinetta con tre annunci: due “vendesi” ed un “affittasi”…..