IL NUMERO

29/30

È la durata dei giorni del mese del Ramadan. In arabo: رمضان‎, ramaḍān, è il nono mese del calendario islamico. Il numero dei giorni varia in base all’osservazione della prima falce di luna nuova, essendo i mesi del calendario islamico basati proprio su una scansione del tempo lunare. Il mese di Ramadan non cade sempre nello stesso periodo del calendario gregoriano, perché quello degli islamici è un calendario lunare (l’anno lunare dura circa 11 giorni meno di quello solare), e la numerazione dell’anno non coincide perché i musulmani iniziano a contare dal nostro 622 d.C., quando Maometto lasciò la Mecca per recarsi a Medina: perciò quello che per noi è, per esempio, “16 maggio 2018”, per gli islamici è “1 Ramadan 1439”.

Il Ramadan è il mese più sacro dei musulmani – che sono circa 1,6 miliardi in tutto il mondo – e il periodo dell’anno in cui si celebra è lo stesso in tutti i Paesi islamici. Nel nostro calendario gregoriano 2018 va dalla sera del 16 maggio alla sera del 14 giugno.

Per tutto questo mese, tra l’alba e il tramonto, i fedeli devono astenersi dal mangiare, bere, fumare e avere rapporti sessuali. Non bisogna mangiare o bere nulla nelle ore di luce. In Italia, bisogna smettere di mangiare intorno alle 3:30 di mattina e riprendere a farlo dopo le 20:30, ma gli orari variano da città a città. Nei Paesi più a nord, dove durante l’estate il sole non tramonta o tramonta solo brevemente, si tendono a rispettare gli stessi orari della Mecca e festeggiare in preghiera la rivelazione del Corano da parte di Dio a Maometto. Nel mese del Ramadan (in cui secondo la tradizione il Profeta consumava solo un bicchiere di latte di capra e sei datteri al giorno) il Corano prevede che siano esentati dal digiuno i bambini, i malati, le donne incinte e coloro che devono intraprendere lunghi viaggi. Prima di ritirarsi per la notte i fedeli sono chiamati a speciali preghiere comunitarie in cui si recitano lunghi passi del Corano. Il testo è diviso in 30 parti uguali chiamate juz’, e molti fedeli ne leggono una al giorno in questo mese.

Il digiuno è spesso largamente inteso come un’astinenza dal cibo, ma non è solo questo. Oltre al digiuno del cibo, all’astensione dei rapporti sessuali, i dettami del  Ramadan prevedono di non mentire, fumare, usare un linguaggio scurrile e fare la guerra, laddove “fare la guerra” si può anche riferire all’atto di tagliare un albero. È il mese sacro dedicato alla preghiera, alla meditazione e all’autodisciplina. Bisogna essere più devoti possibile, fare beneficenza e passare molto tempo a leggere il Corano e meditare. È un obbligo per tutti i musulmani praticanti adulti e sani. Dal digiuno sono esentati i minorenni, i vecchi, i malati, le donne che allattano o in gravidanza, le donne durante il ciclo mestruale e chi è in viaggio. Al tramonto il digiuno viene interrotto con un dattero o un bicchiere d’acqua. Poi segue il pasto serale. In questo periodo oltre alle consuete cinque preghiere giornaliere si deve recitare una preghiera speciale, il Taraweeh, la preghiera notturna. La mancata osservanza di questi precetti, in alcune delle comunità più osservanti, può comportare l’imputazione del reato di apostasia.

Sono cinque i doveri da seguire. Il digiuno (sawn) è uno di questi della fede islamica. Gli altri sono la professione di fede (kalima), la recita quotidiana delle cinque preghiere (salat), l’elargizione delle elemosine (zakat) e il compimento, almeno una volta nella vita, del pellegrinaggio (hagg) a La Mecca (Arabia Saudita).

Alcune differenze nella tradizione si riscontrano nei cibi che si possono mangiare quando cala il sole. Ogni Paese ha delle particolarità: per esempio, in Tunisia, Algeria e Marocco viene preparato un couscous soltanto con l’agnello (non il pollo o il montone) arricchito da uvetta; in Siria e in Giordania invece si mangiano i “katai”, dolci con ripieno di cocco, nocciole tritate e zucchero. Durante il Ramadan si bevono succhi di frutta, e nei Paesi del Maghreb quello di liquirizia, che alza la pressione sanguigna, perché chi digiuna ce l’ha più bassa del solito.

«Quando ci rivolgiamo alla Mecca, siamo uniti con altri musulmani in tutto il mondo, che stanno guardando alla stessa direzione, e quando alziamo le mani per iniziare la Salat, mettiamo da parte lo stress e le preoccupazioni della vita per ricordare il nostro Signore».

Tags