IL NUMERO

7 (8)

Sono le vittime brutalmente assassinate da Charles Milles Manson (Cincinnati, 12 novembre 1934 – morto due giorni fa, da detenuto in un ospedale a Bakersfield in California, dove si trovava in fin di vita per un’emorragia intestinale) un criminale statunitense, famoso per essere stato il mandante dei due più efferati omicidi della storia degli Stati Uniti d’America: quello in cui furono assassinati Sharon Tate e quattro suoi amici, e quello ai danni di Leno Labianca e sua moglie. In realtà, è opinione di chi scrive, il numero delle persone uccise dovrebbe essere considerato otto e non, come viene sempre riportato, sette, perché una delle vittime, l’attrice Sharon Tate, moglie del regista Roman Polanski, portava in grembo un bimbo di oltre otto mesi. Bimbo a cui era già stato dato il nome; si sarebbe chiamato Paul Richard Polanski. Non si può per questo non considerare anche lui nel conteggio; un bimbo che sarebbe nato da lì a due settimane, ucciso perché uccisa la madre.

Quel giorno, il 9 agosto 1969, Manson organizzò l’irruzione al 10.050 di Cielo Drive, ricco quartiere di Los Angeles con l’obbiettivo di entrare nella villa abitata dal regista Roman Polanski e dalla giovane moglie. La sera in cui tutto avvenne con loro c’erano anche degli amici: il parrucchiere dell’attrice Jay Sebring, Abigail Folger e Voityck Frykowski, il fidanzato della Folger. Polanski era a Londra dove aveva appena finito di girare Rosemary’s Baby.

Charles Manson non era presente al momento in cui i delitti si consumarono, era rimasto nel ranch dove risiedeva la sua setta, ma fu lui a ordinare gli omicidi materialmente eseguiti da Charles “Tex” Watson, Susan Atkins, Patricia Krenwinkel e Linda Kasabian.

Armati di coltelli, revolver e corda di nylon tagliarono i fili del telefono per impedire che venisse dato l’allarme. Il primo a morire fu un amico del guardiano della villa, che stava uscendo in macchina, Stephen Earl Parent. Poi toccò a Jay Sebring, che implorò inutilmente di risparmiare la vita a Sharon Tate perché incinta. Fu finito a coltellate, così come le altre tre vittime. L’ultima fu proprio Sharon. Il rapporto del coroner per la moglie di Polanski parla di 16 coltellate, in pancia, ovunque; cinque tagli sono mortali. 

Con uno straccio intriso del sangue di Sharon, Susan Atkins scrisse sulla porta della villa «Pig», sullo specchio del bagno venne scritto «Helter Skelter», titolo di una canzone dei Beatles che significa confusione, rinfusa; il ritornello “vai alla rinfusa, rinfusa, rinfusa” è espressione interpretata dallo stesso Manson come «fine del mondo». Sharon, con le altre cinque vittime, viene sepolta nella Holy Cross Cemetery, a Culver City, in California, con il suo bambino, Paul Richard, tra le braccia.

Il giorno dopo i delitti di Cielo Drive, sempre ordinati da Manson, avvengono altri due delitti: vengono uccisi l’imprenditore Leno Labianca e sua moglie Rosemary, colpiti da più di quaranta colpi alla testa con una forchetta. Il cadavere di lui venne ritrovato con un forchettone conficcato nello stomaco. L’ultimo delitto attribuito a Manson e alla sua setta fu quello di un membro della stessa “famiglia”, Donald Shea, colpevole di aver sposato una donna nera. Il suo cadavere fu fatto a pezzi, i resti impacchettati e gettati nel letto di un torrente.

Per la strage di Cielo Drive, Manson e i suoi complici furono condannati a morte, condanna commutata in ergastolo (uno per ogni assassinio) quando nel 1972 la Corte Suprema sospese le esecuzioni in California. Rinchiuso nel carcere di Corcoran, per dodici volte chiese di essere scarcerato, richiesta che fu sempre respinta

Nessuna compassione nei commenti sotto gli articoli di tutto il mondo che danno notizia della sua morte. «Che la terra ti sia di piombo», è l’augurio più compassionevole che si può leggere. Ci sono immagini e orrori che non si possono, ed è giusto, dimenticare. Come obbligo.