IL NUMERO

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Etna, ultima eruzione 2016

È il numero dei vulcani attivi nel mondo che hanno eruttato negli ultimi 10mila anni e che perciò sono considerati attivi e sono più di 300 milioni le persone che ci vivono intorno. Andando da ovest a est del nostro pianeta: l’Akutan (isole Aleutine), lo Shishaldin (Aleutine), il Kilavea  (Hawaii), il Popocotepetl (Messico), il Cerro Negro (Nicaragua), il Soufriere Hills (isola caraibica di Monserrat), il Fogo Caldera  (Capoverde), l’Etna (Sicilia), il Vesuvio (Campania), il Merapi (Giava), il Komagatake (Giappone), il Karymsky e il Keyuchevskoi (penisola russa della  Kamchatka), vi sono poi le eruzioni sottomarine in prossimità delle isole Marianne, il Rabaul Caldera, a Papua Nuova Guinea, il  Ruapehu, in Nuova Zelanda, poi ancora eruzioni sottomarine nell’area dell’isola di Vanuatu e il Metis Shosl a Tonga.

Sul territorio italiano, l’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia, ci ricorda che esistono almeno dieci vulcani o sistemi vulcanici attivi, considerati tali perché hanno dato manifestazioni negli ultimi 10.000 anni: i Colli Albani, i Campi Flegrei, il Vesuvio, Ischia,  Stromboli, Lipari, Vulcano, l’Etna, Pantelleria, l’Isola Ferdinandea. Solo Stromboli ed Etna sono, però, in attività persistente,  ovvero danno eruzioni continue o separate da brevi periodi di riposo, dell’ordine di mesi o di pochissimi anni. Ma tutti questi vulcani  possono produrre eruzioni in tempi brevi o medi.

I vulcani non sono distribuiti in modo uniforme sulla superficie terrestre, ma il 99% è concentrato in alcune aree particolari che tra  l’altro sono sede anche di frequenti terremoti. Tra queste, le dorsali medio – oceaniche, quelle aree rilevate presenti sui fondali  oceanici, che emettono soprattutto magmi basaltici i quali danno origine alla crosta dei fondali oceanici. La dorsale medio – atlantica affiora con l’Islanda sopra il livello del mare. A parte quella di questi giorni, una delle ultime eruzioni spettacolari verificatasi in Islanda è stata quella che ha dato origine all’isola di Surtsey nel 1963.

C’è poi la Cintura di fuoco circumpacifica, l’area meno tranquilla di tutta la Terra dove sono concentrati più del 60% dei vulcani attivi e dove si sono registrati più del 70% dei terremoti verificatisi tra il 1904 e il 1952. Si tratta della fascia che borda tanto le coste orientali che quelle occidentali dell’oceano Pacifico dove la concentrazione cosi elevata di vulcani giustifica il nome di “cintura  di fuoco”.

Infine sono da segnalare i cosiddetti “punti caldi”. Si tratta di aree oceaniche (o talora continentali) in cui troviamo allineamenti di  edifici vulcanici. Questi allineamenti di vulcani sono in collegamento con getti o pennacchi (in inglese: plume) di materiale caldo in  grado di risalire dalle zone profonde del mantello i quali, perforando la litosfera, generano in superficie dei vulcani.

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