ATTUALITÀ STORIE

Il processo del secolo, tra petrolio e tangenti

Poco meno di un anno fa, a Milano, si è tenuta la prima udienza del procedimento “Scaroni e altri”, che vede sul banco degli imputati Eni e Shell con l’accusa di aver pagato una tangente miliardaria per la licenza del giacimento petrolifero Opl 245, in Nigeria. Lo hanno già chiamato “il processo del secolo” per la presunta sottrazione di oltre un miliardo di dollari dalle casse dello stato nigeriano, pagati in teoria per l’acquisto di una concessione petrolifera in Nigeria, ma che in realtà sarebbero andati a beneficio di alcuni politici e imprenditori nigeriani. La giornalista Martina Forti, ricostruisce la storia del processo nell’articolo L’industria della corruzione che gira intorno al petrolio, pubblicato sulla rivista “Internazionale“, diretta da Giovanni De Mauro, con la quale TESSERE ha una partnership.

MARTINA FORTI

Una mattina d’autunno, davanti ai giudici della settima sezione penale del tribunale di Milano, si presenta un tenente colonnello della guardia di finanza. Una settimana dopo c’è un investigatore della polizia di Londra. Poi un’agente dell’unità contro la corruzione del Federal bureau of investigation (Fbi) degli Stati Uniti. Un’udienza dopo l’altra sfilano investigatori, diplomatici, analisti finanziari.

Sono testimoni dell’accusa in un processo che non sta facendo grande clamore. Eppure dovrebbe, perché riguarda il più grande caso di corruzione internazionale in cui sia mai stata coinvolta l’industria petrolifera mondiale. Denominato semplicemente “Scaroni e altri”, il procedimento ha tredici imputati – tra cui l’attuale amministratore delegato dell’Eni Claudio Descalzi, il suo predecessore Paolo Scaroni, il faccendiere Luigi Bisignani, l’ex vicepresidente della Royal Dutch Shell Malcolm Brinded e l’ex ministro del petrolio nigeriano Dan Etete – oltre alle aziende Eni e Shell. Secondo l’accusa sarebbero corresponsabili della sottrazione di oltre un miliardo di dollari dalle casse dello stato nigeriano: soldi pagati in teoria per l’acquisto di una concessione petrolifera in Nigeria; in realtà andati a beneficio di alcuni politici e imprenditori nigeriani, con un codazzo di intermediari e faccendieri.

Tutto ruota intorno alla concessione petrolifera nota come Opl 245, che si trova in mare aperto, al largo del delta del fiume Niger. È considerato il più grande giacimento in Africa, con una riserva stimata di nove miliardi di barili di greggio, e fa gola. Nel 2011 l’Eni e la Shell si sono aggiudicate la licenza per sfruttarlo in cambio di un miliardo e trecento milioni di dollari. Ma gran parte di quel denaro è finita alla Malabu oil & gas, azienda che rivendicava un diritto sul giacimento, e dietro a cui si nasconde l’ex ministro nigeriano del petrolio Dan Etete, tra gli imputati a Milano. È una storia che avevamo raccontato nel 2017 su queste pagine, uno scandalo finanziario che dalla Nigeria sconfina nei Paesi Bassi, in Italia e nel Regno Unito, con propaggini fino agli Stati Uniti.

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