LA PAROLA

Inceneritore

Gli inceneritori sono impianti per lo smaltimento dei rifiuti mediante la combustione ad alta temperatura dalla quale residuano come prodotti finali ceneri, polveri e un gas composto da diossine, furani, pm10, pm2.5, particolato ultra fine. Il 30% di ciò che si brucia viene immesso in atmosfera e i filtri presenti non fermano tutte le nanopolveri prodotte. Le ceneri leggere che residuano dai filtri e dai processi di lavaggio dei fumi, anche dagli inceneritori di terza generazione necessitano di discariche speciali.

In tutti i 56 impianti, di cui 12 inattivi, attualmente impiegati in Italia, come previsto dalle normative in materia dal 1997, il calore sviluppato viene recuperato per la produzione di energia elettrica o di calore. Questi impianti, al centro di polemiche politiche che dividono anche l’attuale governo, sono noti anche come “termovalorizzatori” e nella gerarchia per la gestione dei rifiuti definita dalla “Direttiva Europea 2008/98/CE” vengono al quarto livello di priorità dopo prevenzione, preparazione per il riutilizzo e recupero di materia, precedendo lo smaltimento finale in discarica controllata.

Numerosi studi scientifici sugli impianti di “vecchia generazione”, descrivono effetti gravi sulla salute, sia a breve (esiti riproduttivi, malformazioni, esiti cardiovascolari, respiratori) che a lungo termine (soprattutto tumori).

Nel 2010 Roberto Saviano, nella trasmissione Vieni via con me,ha denunciato che molte discariche, dove si smaltiscono anche i residui della combustione, si trovano al Sud, impiegato come pattumiera del Nord Italia e di parte dell’Europa. La Campania per anni è stata violentata con il mercimonio dei rifiuti da nord a sud: il quadro d’insieme e i fatti ricostruiti sono stati tratteggiati nel dicembre 2012 dall’ordinanza controfirmata dal Gip Anita Polito. Dai riscontri, dalle analisi dei terreni, dalle perizie è emerso che nelle discariche, nelle cave, nei terreni di Villaricca, Giugliano e Parete dal 1989 sono stati smaltiti circa 31mila tonnellate di scorie provenienti dall’Acna di Cengio.

La punta massima d’inquinamento e contaminazione delle falde acquifere prodotti dall’interramento di 57mila tonnellate di percolato ed altre scorie tossiche giungerà nel 2064. Gli effetti nocivi sulla popolazione – stimano in maniera prudenziale gli studiosi – dureranno fino al 2080.

Il 3 maggio 2018 è stato presentato al Teatro Adriano di Roma il VI Green Booksulla gestione dei rifiuti in Italia, da cui emerge il paradosso che in Italia il servizio di raccolta e smaltimento dei rifiuti viene pagato di più da chi riceve un servizio peggiore, in palese contraddizione con il principio «chi inquina paga» che informa la legislazione europea.

Infatti, una famiglia di tre persone che vive in un’abitazione di 100mq paga nella media nazionale 312 euro annui di Tari, ma il tributo scende a 273 euro se la famiglia vive al Nord mentre sale a 362 euro, il 33,6% in più rispetto alla media nazionale, se il nucleo familiare vive nel Mezzogiorno.