LA DATA

1 aprile 2001

Il presidente della Jugoslavia Slobodan Milošević viene fatto prigioniero da forze speciali di polizia: è ritenuto responsabile di crimini di guerra, nel novembre dello stesso anno all’Aja verrà condannato perché colpevole di genocidio nella ex Jugoslavia.

Per Milosevic si tratta del terzo capo di imputazione, il più grave, per cui dovrà difendersi in aula. I giudici hanno spiegato che i documenti riguardanti le atrocità commesse dalle forze serbe contro croati e musulmani durante la guerra del 1992-1995, raccolti dalla procura guidata da Carla Del Ponte, contenevano prove sufficienti per andare a processo.

«Milosevic ha partecipato a un’organizzazione criminale il cui scopo era il trasferimento forzato e permanente fuori dalla Bosnia Erzegovina dei non serbi», si legge nella nuova incriminazione. Il testo ricorda che migliaia di musulmani e croati furono uccisi, mentre a migliaia vennero rinchiusi in condizioni disumane in una cinquantina di campi di concentramento.

La corte, dunque, ha ritenuto fondata la richiesta di rinvio a giudizio per Milosevic, che contiene accuse di genocidio, crimini contro l’umanità e gravi violazioni della Convenzione di Ginevra. L’ex presidente jugoslavo è ritenuto responsabile della deportazione di 250 mila persone.

Milosevic, doveva già rispondere di crimini contro l’umanità per la guerra in Croazia del 1991-1992 e in Kosovo del 1999. Nelle udienze preliminari a cui ha preso parte, l’ex uomo forte di Belgrado si è sempre rifiutato di riconoscere la legittimità del Tribunale dell’Aja e per questo non ha voluto nominare avvocati difensori.

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