LA DATA

26 marzo 1953

La poliomielite è «l’infiammazione della sostanza grigia del midollo spinale» ed è causata da un virus. È una infezione contagiosa che si manifesta con febbre alta seguita da paralisi dei muscoli. Dà origine a epidemie circoscritte e, principalmente nei mesi estivi, colpisce soprattutto i bambini e può causare oltre a danni permanenti anche la morte per la paralisi dei muscoli respiratori.

Il presidente americano Franklin Delano Roosevelt ne fu vittima e si impegnò affinché venisse debellata. Il 26 marzo del 1953 il dottore americano Jonas Salk annuncia la scoperta del vaccino antipolio, un passo avanti della medicina. Esiste anche il vaccino del dottor Albert Sabin, polacco naturalizzato americano di religione ebraica, che fu quello più usato.

La malattia colpiva migliaia di bambini e fu solo con l’introduzione delle vaccinazioni di massa che iniziò a regredire fino quasi alla scomparsa totale, la malattia è ancora endemica, secondo un documento dell’Organizzazione mondiale della sanità (OMS) in solo due paesi: Pakistan e Afghanistan, dove, nel 2015, sono stati registrati 74 casi.

Sull’opportunità o meno di ricorrere ai vaccini è da tempo in corso una diffusa “campagna antivaccinista” secondo la quale i vaccini non sarebbero provati scientificamente e in alcuni casi avrebbero procurato più danni di quelli che si afferma avrebbero risolto. Di contro, cifre alla mano, si ribatte che diminuzione della mortalità e migliori condizioni generali di salute sono sotto gli occhi di tutti, facendo presente che un solo bambino non vaccinato contro la polio ha capacità di infettarne un imprecisato numero e con il rischio di propagazione illimitato perché i poliovirus «sono facilmente importabili e si diffondono rapidamente in popolazioni non immunizzate».

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